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Wednesday, April 18, 2012

Saturno, la sonda Cassini svela i misteri degli anelli

Gli anelli di Saturno (LaPresse)

Gli anelli di Saturno (LaPresse)

di Angelo Piemontese

Sono composti da miliardi e miliardi di microscopiche particelle di ghiaccio, ma come si siano formati i maestosi e superbi anelli di Saturno è tutt’ora un mistero. Svelato ora, almeno in parte, dalla missione Cassini-Huygens, sonda robotizzata della Nasa con una consistente partecipazione italiana. Dal 2004 la sonda sta girovagando nel complesso sistema di Saturno e dei suoi satelliti, spostandosi grazie alla spinta gravitazionale delle lune stesse. Il 2 maggio Cassini-Huygens transiterà a soli 80 chilometri da Encelado, satellite ghiacciato largo 500 chilometri. «Un satellite sorprendente: al suo primo incontro ravvicinato, nel 2006, la sonda scoprì enormi getti di cristalli di ghiaccio eruttare dalla sua superficie, come giganteschi geyser» racconta Enrico Flamini dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) e Program Manager della missione.

Srebbero queste «fontane», che zampillano dal polo sud del satellite, a contribuire alla formazione degli anelli saturniani. È un fenomeno di criovulcanismo, simile al vulcanesimo terrestre, ma al posto della roccia fusa vengono eiettati acqua e altri composti organici basilari, come il metano. «Composti che si trasformano immediatamente in minuti cristalli di ghiaccio e, per la debole forza di gravità di Encelado, vengono catturati dal campo gravitazionale di Saturno: prima nella zona esterna degli anelli, poi migrando nelle fasce interne e aggregandosi tra loro» spiega Flamini. «Ciò che ancora non sappiamo è l’estensione di acqua sotto la superficie: sono piccole pozze oppure un oceano? E come si mantiene allo stato liquido?».

Le risposte arriveranno proprio dai passaggi ravvicinati della sonda, che fornirà un modello dell’interno del satellite con misure del suo campo gravitazionale e delle forze di marea con Saturno. I dati saranno elaborati nel progetto Radioscience, che coinvolge direttamente scienziati italiani guidati da Luciano Iess dell’Università La Sapienza di Roma. Non solo: sono italiani gli occhi che guidano la sonda Cassini, i sensori stellari (oltre ad altri fondamentali strumenti), e l’antenna principale è stata realizzata da industrie italiane sotto la supervisione dell’agenzia spaziale italiana.

Per tutto ciò l’Asi ha ricevuto il premio dello Smithsonian’s National Air and Space Museum di Washington il 22 marzo scorso (una specie di Nobel per le missioni spaziali) e il viaggio della sonda Cassini è stato prolungato sino al 2017, per svelare tutti i misteri che avvolgono Saturno assieme ai suoi spettacolari anelli.

Fonte: http://blog.panorama.it

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