Houston - (Adnkronos/Aki) - Dopo Nespoli e Vittori, un altro italiano sulla stazione spaziale: "Abbiamo una cultura millenaria di esplorazioni e la porteremo avanti". Poi sottolinea: "Gli astronauti di oggi sono un punto di partenza, le vere opportunità saranno per chi arriverà dopo"
Houston, 14 apr. - (Adnkronos/Aki) - Nel luglio del 1992, Franco Malerba, il primo astronauta italiano, s'imbarcava a bordo dello Space Shuttle Atlantis portando il Tricolore nello spazio. Una ricorrenza che meriterebbe la giusta attenzione perché ''è bene, ogni tanto, valorizzare ciò che di positivo fa l'Italia, un Paese piccolo a confronto di altri, che nell'ultimo ventennio ha fatto così tanto per l'esplorazione spaziale e l'avanzamento delle scoperte per l'umanità''. A ricordarlo, con una punta di orgoglio, è Luca Parmitano, classe 1976, capitano dell'Aeronautica Militare Italiana e astronauta dell'European Space Agency (ESA). Sarà lui a prendere, fra un anno, quel testimone che da Malerba è passato a Umberto Guidoni, Maurizio Cheli, Paolo Nespoli e Roberto Vittori.
Parmitano è infatti uno dei sei ''fortunati'' prescelti per la missione di lunga durata - da maggio a dicembre 2013 - sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), il più avanzato laboratorio orbitante che l'uomo abbia mai realizzato. Per lui il count-down, in realtà, è già iniziato: a novembre di quest'anno terminerà la parte fondamentale della lunga e complessa preparazione, 18 mesi in tutto, richiesta per questo tipo di ''viaggio'' e sarà pronto come ''astronauta di riserva'' della missione che precede la sua. L'AdnKronos l'ha incontrato a Houston durante uno dei suoi ''trips'', come si dice in gergo, uno dei tanti periodi di addestramento organizzati nei centri spaziali delle Agenzie che partecipano al programma ISS: oltre all'ESA, la NASA, l'Agenzia Spaziale Russa (RSA), la giapponese JAXA e la canadese CSA.
Fisico atletico, voce ferma e sguardo attento, tipico di chi non perde mai di vista l'obiettivo anche alla fine di un allenamento estenuante come quello che si è appena svolto nella piscina del Johnson Space Center, il centro di punta della Nasa, National Aeronautics and Space Administration per il programma americano di volo spaziale umano. ''Credo che i 20 anni del primo volo di un italiano nello spazio - puntualizza - debbano far riflettere su quanto il Paese abbia ancora da offrire in positivo: finora cinque nostri astronauti sono stati in orbita e nei prossimi anni altri italiani riporteranno il Tricolore nello spazio. Abbiamo sulle spalle una cultura di esplorazione millenaria e la porteremo avanti in futuro''.
Di questi risultati a dir poco ragguardevoli spesso il Paese sembra non accorgersi: ''Purtroppo gli italiani non sanno comunicare ciò che hanno fatto e fanno bene. Questo resta nascosto - riconosce - mentre quello che non si sa fare o si fa male viene sempre fuori senza alcuna difficoltà''. Mentre Parmitano descrive le sue frenetiche giornate al Johnson Space Center, al termine di un ''trip'' di quattro settimane, sugli schermi della ''control room'' scorrono le immagini di ciò che sta succedendo a 13 metri di profondità, nella piscina (unica al mondo per le sue straordinarie dimensioni) dove sono stati collocati alcuni moduli fedelmente riprodotti della ISS e gli astronauti possono simulare al meglio e in assenza di gravità le varie operazioni da condurre per uscire, rientrarvi ed eseguire attività extraveicolari cioè all'esterno della Stazione. Per avere un'idea della complessità straordinaria dell'attività extraveicolare nello spazio basti dire che sono necessarie circa sei ore di allenamento in piscina, in assenza di peso, per potere affrontare un'ora soltanto di vera ''passeggiata'' nello spazio.
Sott'acqua, impegnata in uno di questi faticosissimi esercizi, c'è anche Samantha Cristoforetti, la prima donna italiana selezionata dall'ESA e candidata a un'altra missione di lunga durata, probabilmente nel 2014. Sia lei che Parmitano si sono conquistati un posto tra le stelle vincendo un concorso per sei posti - il nuovo team dell'ESA - su oltre 8.500 candidati provenienti da 17 Paesi europei che avevano validamente presentato domanda. Anche la fortuna, sostiene Parmitano, ha remato dalla loro parte. Per vincere tra tantissimi bisognava infatti ''trovarsi al momento giusto, con le qualifiche giuste, l'età e la preparazione fisica necessaria''. La variabile ''tempo'' quindi è stata essenziale perché era dal 1992 che non venivano selezionate nuove reclute. Ma c'è senz'altro di più visto che i due italiani hanno superato brillantemente colloqui e test durati oltre un anno dimostrando, tra l'altro, di avere le conoscenze scientifiche richieste, capacità di concentrazione, di orientamento, di memoria, la padronanza di tre lingue, ottime condizioni fisiche e psicoattitudinali e un curriculum invidiabile: Parmitano, 33 anni al momento della selezione, aveva già oltre 2mila ore di volo sulle spalle, il doppio di quanto richiesto nel bando.
Esiste un'eccellenza italiana anche nello spazio? ''Mi piace parlare di eccellenza'', risponde convinto. Oggi l'Italia, il terzo contribuente dell'ESA in termini di finanziamento dopo Francia e Germania, ha quattro astronauti attivi su 14 astronauti ESA. Più del 50% dei volumi pressurizzati, cioè abitabili, della Stazione è stato prodotto in Italia ed è stato portato sulla ISS con missioni dello Shuttle, in alcuni casi con astronauti italiani a bordo. ''Questa è sicuramente una nicchia che lavora bene, magari in maniera silenziosa - sottolinea Parmitano - ma ha sempre fatto un ottimo lavoro e ne dovremmo andare orgogliosi''.
Non a caso, quindi, la settima Conferenza dei Ricercatori Italiani nel Mondo, a Houston lo scorso dicembre, è stata aperta all'insegna dell'importante ruolo giocato dal nostro Paese nello spazio. Solo in questi ultimi anni, dal 2010 ad oggi, l'Italia ha messo in orbita il quarto satellite del programma Cosmos Skymed, ha dotato la ISS di tre importanti componenti come il Modulo Multiuso Permanente (PMM) ''Leonardo'', la ''Cupola'' - ribattezzata il ''gioiello'' della Stazione sia per il design che per la tecnologia assolutamente innovativa utilizzata - e lo ''Spettrometro Alfa-Magnetico'' (AMS-2), uno strumento per la ricerca nello spazio all'avanguardia, costruito in cooperazione con 15 nazioni e costato oltre 1,5 miliardi di dollari. ''Il nostro Paese in questo campo ha un profilo eccezionale, universalmente riconosciuto da operatori, esperti e autorità a Houston, Capitale americana dello spazio'', ha rilevato il Console italiano a Houston Fabrizio Nava. ''Qui il prestigio dell'Italia, ha aggiunto, è collegato anche al nostro ruolo nello spazio. La scelta della NASA di sostenere lo sviluppo di vettori commerciali per i collegamenti con l'ISS ed il proseguimento delle sue attività per il prossimo decennio - entrambe decise nel piano decennale adottato nel 2011- dovrebbero fornire uno stimolo in più alla nostra industria aerospaziale e alla nostra ricerca per continuare a essere attivamente presente nel settore".
L'Agenzia Spaziale Italiana, nell'ambito della cooperazione con la NASA e con l'ESA, è riuscita a portare in orbita più di 50 tonnellate tra componenti per la ISS e materiali vari di supporto per la vita degli astronauti nella Stazione e per i loro esperimenti. Esperimenti di varia natura - fisiologica, biologica ed ingegneristica - che vanno dall'analisi degli effetti dell'assenza di peso sulle funzionalità umane, alla misurazione delle particelle; dai processi di combustione nello spazio allo sviluppo di nuove tecnologie in un ambiente irriproducibile sulla Terra come quello della Stazione.
Esperimenti che apriranno senz'altro nuovi orizzonti nella ricerca e, in ultima analisi, accorceranno la distanza tra la realta' e il sogno coltivato dall'uomo in tutti i tempi: la conquista dello spazio. ''Credo che sia non solo un sogno realizzabile, ma un obiettivo indispensabile da inseguire'', sottolinea fiducioso Luca Parmitano. ''Per sua natura l'uomo ha la necessità di allargare le sue conoscenze e ampliare i propri orizzonti e non c'è nulla di più affascinante e misterioso dell'infinitamente grande''. Dietro l'angolo, infatti, s'intravede non solo la possibilità di cominciare a sfruttare commercialmente, per esempio a scopo turistico, la Stazione ma anche il perseguimento delle prime esplorazioni su Marte, un traguardo che l'ESA intende raggiungere, nonostante il passo indietro degli Usa, con il programma Exomars e due missioni previste tra il 2016 e il 2018. Il suo sogno di bambino, coltivato con tenacia fino a oggi, intanto Parmitano l'ha realizzato. Lavorando sodo e con umiltà: ''Noi astronauti non siamo un punto di arrivo ma un punto di partenza. Stiamo poco per volta pavimentando una strada per chi, in un futuro non prossimo, avrà la possibilità di viaggiare ancora più a lungo e lontano di noi''. ''Spero quindi che le vere opportunità - ha concluso - non siano per me, ma per chi verrà dopo di me''.
Fonte: http://www.adnkronos.com
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