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Saturday, July 7, 2012

Sul Pacifico equatoriale “El Niño” comincia a dare i primi segnali di nascita, ma fuori stagione e nel bel mezzo di quella degli uragani

sabato 7 luglio 2012, 01:37 di



Ormai ci siamo, sul Pacifico equatoriale “El Nino” e “La Nina” stanno cominciando ad invertire i ruoli, ed anche con largo anticipo rispetto al normale. Cosi, mentre il ciclo della “Nina” si è definitivamente concluso, “El Nino” comincia a prendere il sopravvento, riacquistando sempre più terreno lungo il Pacifico equatoriale. “El Niño” costituisce la parte più propriamente oceanica del fenomeno, ma a questo risulta accoppiato un complesso sistema di circolazione atmosferica, meglio nota come “Southern Oscillation”. La fenomenologia completa è perciò nota con il termine di “El Niño Southern Oscillation” (oscillazione meridionale “El Niño“). La parte atmosferica del fenomeno invece fa riferimento alla cosiddetta circolazione di Walker. Questa circolazione vede la formazione di un estesa cintura di bassa pressione che si distende lungo tutto il Pacifico equatoriale centro-orientale, a causa del graduale surriscaldamento delle acque superficiali oceanica. “El-Niño” inizia cosi ad insorgere a causa del surriscaldamento delle acque superficiali oceaniche del Pacifico orientale che, a sua volta, determina un notevole incremento dell’attività convettiva su tutto il Pacifico centro-orientale, modificano a loro volta la circolazione equatoriale dei venti, con l’allentamento degli Alisei, e delle correnti oceaniche.

Tali modifiche a loro volta sono all’origine di un vero e proprio sconvolgimento della distribuzione delle precipitazioni lungo tutto il Pacifico equatoriale. In sostanza con la fase di “El Niño” si instaura una circolazione con una forte attività convettiva (correnti ascensionali che originano i Cumulonembi e i temporali) e un conseguente incremento della copertura nuvolosa sul Pacifico orientale, mentre al contempo una più estesa area di “Subsidenze” (correnti discendenti) si viene a formare sul Pacifico occidentale, sull’area indo-australiana. In poche parole tale stravolgimento meteo/climatico comporta uno spostamento longitudinale verso oriente dell’intera circolazione di Walker. Tale teleconnessione atmosferica viene ben identificata anche dall’indice SOI (Southern Oscillation Index) che misura le oscillazioni di pressione sull’area del Pacifico prendendo delle località, come l’isola di Tahiti o la città di Darwin, nel nord dell’Australia.

Inoltre, negli ultimi anni, il posizionamento di decine di boe oceanografiche sparse su tutto il Pacifico occidentale, che misurano le temperature dell’acqua e la pressione atmosferica, ha permesso di poter studiare al meglio questi profondi squilibri barici fra gli opposti settori dell’oceano Pacifico, il più vasto del pianeta. Ancora oggi le cause che danno origine ad un fenomeno cosi complesso, e distribuito su cosi larga scala, come “El Niño”, sono in fase di ulteriore studi e approfondimenti. Quel che si sa con maggiore certezza è che “El Niño” comincia a sorgere quando sull’oceano Pacifico le grandi onde planetarie di Rossby interferiscono con quelle di Kelvin, che si muovono in senso del tutto opposto. Tali interferenze favoriscono uno spostamento di grandi masse d’acque da ovest verso est, in direzione delle coste sud-americane, con un aumento del volume dell’acqua di circa 80-100 cm che accompagna un rallentamento dell’azione della fredda corrente marina di Humboldt, che dai mari sub-antartici risale l’intera costa occidentale dell’America meridionale, dal Cile meridionale fino all’Ecuador e alle isole Galapagos, causando un costante raffreddamento delle acque oceaniche che è all’origine della costante aridità che caratterizza il clima del Cile, della costa peruviana e dell’Ecuador meridionale.

Schema di "El Nino" sul Pacifico settentrionale

Ma, con molta probabilità, la vera causa che agevola l’attivazione di “El-Niño” sta proprio nella formazione di questi grandi squilibri barici fra le opposte coste del bacino pacifico equatoriale che determinano a loro volta un rafforzamento o un indebolimento del flusso dei venti Alisei. Quando il campo barico comincia a diminuire lungo la fascia equatoriale centro-occidentale, nel tratto compreso fra il Pacifico centrale e le coste dell’America meridionale, tra Peru ed Ecuador, per un anomalo riscaldamento della superficie oceanica, il flusso dell’Aliseo di SE sul Pacifico sud-orientale ne risente pesantemente, indebolendosi sensibilmente, con serie ripercussioni sull’andamento delle correnti oceaniche. Difatti, il calo di forza dell’Aliseo di SE sul Pacifico meridionale, antistante le coste sud-americane, genera un indebolimento della portata della fredda corrente marina di Humboldt con una conseguente proliferazione della calda (temperature che superano anche i +28° +29°) contro corrente equatoriale sul Pacifico sud-orientale, in direzione delle coste ecuadoriane e peruviane, dove si origina l’anomalo riscaldamento delle acque oceaniche, solitamente molto fredde malgrado la latitudine, che agevola un notevole incremento della nuvolosità e dell’attività convettiva.

Le anomalie registrate nell'ultima settimana

Quante probabilità ci sono per l’avvento di un nuovo episodio di “El Nino” sul Pacifico equatoriale entro il prossimo autunno ?

Solitamente il fenomeno di “El Nino” comincia a manifestarsi tra il tardo autunno e la stagione invernale, con un picco che viene raggiunto proprio nel periodo natalizio. Proprio per questo le popolazioni delle coste peruviane lo hanno da sempre chiamato “El Nino”, che nella tradizione popolare rappresenterebbe “il bambinello”. Le ultime previsioni stagionali elaborate dal NOAA mettono in evidenza come fra il mese di Agosto e quello di Settembre il fenomeno di “El Niño Southern Oscillation” comincerà ad intensificarsi sul settore centro-orientale del Pacifico equatoriale, con un conseguente riscaldamento delle acque superficiali. Ormai le probabilità che “El Nino” possa attivarsi nel cuore della stagione degli uragani sono salite al 61 %. I dati delle boe oceanografiche hanno mostrato come le temperature delle acque oceaniche nel Pacifico equatoriale sono aumentate di +0.6° sopra la media di questa settimana. Già uno scarto di appena +0.5° rispetto alla media stagionale indica la presenza di un debole “El Nino”.

Ma queste temperature devono rimanere di +0.5° al di sopra delle media per tre mesi consecutivi per essere qualificate come un anticipo del fenomeno di “El Nino”. Questo graduale riscaldamento delle acque superficiali oceaniche sta avendo le sue prime conseguenze climatiche lungo l’oceano Pacifico. Già su alcune aree del Pacifico centro-orientale equatoriale i venti Alisei si sono un po’ indeboliti. Inoltre su Papua Nuova Guinea e sui mari limitrofi, circondati da migliaia di isole e atolli, l’intensa attività convettiva, che origina i forti temporali equatoriali che si sviluppano lungo la linea dell’ITCZ, si è leggermente indebolita nel corso dell’ultima settimana, segno che “El Nino” sta per crescere sul Pacifico equatoriale. Tuttavia, i venti alle quote superiori non rispecchiano la circolazione tipica di “El Nino“. Ad esempio, nel mese di Giugno sul Pacifico settentrionale, si è originato un robusto promontorio di alta pressione, più caratteristico della “La Nina“, piuttosto che una più vasta circolazione depressionaria, tipica negli anni di “El Nino”. Ma l’evoluzione di un evento di “El Nino” fuori stagione può essere molto lenta ed irregolare. Come prima conseguenza un attivazione di “El Nino” tra Agosto e Settembre potrebbe comportare una drastica riduzione degli uragani e delle tempeste tropicali sull’oceano Atlantico per il rafforzamento dei venti alle quote superiori che inaspriranno il “Wind Shear”. Niente di più temibile per i cicloni tropicali.

Fonte: http://www.meteoweb.eu

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