Urano è uno dei più affascinanti e meno conosciuti mondi del Sistema Solare. Non è mai stato visitato da alcuna sonda dedicata e gli unici dati che abbiamo provengono dalla sonda Voyager2 e da osservazioni fatte con telescopi terrestri e spaziali. Purtroppo, essendo distante quasi 3 miliardi di km dal Sole (19 unità astronomiche (quasi 4 volte più lontano dal Sole rispetto a Giove)), è difficile da tenere d'occhio. Ma occasionalmente viene fotografato e ogni volta svela qualche piccola sorpresa. L'articolo di copertina dell'ultimo numero della prestigiosa rivista scientifica Icarus è dedicato proprio ad Urano perché Larry Sromovsky insieme ad altri 16 scienziati, hanno segnalato la scoperta di nuove macchie nelle nuvole dell'atmosfera di Urano. Nelle latitudini nordiche del pianeta occasionalmente si formano tempeste molto grosse e sono state osservate simili macchie nel 1999, nel 2004, nel 2005 e poi basta fino all'anno scorso.
Nuove tempeste sono comparse nel Luglio 2011 ma non sono state notate fino alla fine di Ottobre. Si trattava di due diverse tempeste presenti vicino alla stessa latitudine (23 e 25 gradi nord), ma con velocità molto diverse tra di loro. Una si muoveva a 9.2 gradi al giorno, l'altra 1.4 gradi al giorno. Sapendo questo, gli astronomi hanno predetto che le due tempeste si sarebbero incontrate molto da vicino il 25 Dicembre 2011. Così hanno chiesto di poter usare Hubble per sfruttare questa grande opportunità e hanno avuto il via libera per tre giorni: 20 Dicembre, 25 Dicembre e 29 Dicembre. Ma invece di un incontro tra due tempeste, quello che hanno scoperto è stato qualcosa di molto differente: la macchia originale era scomparsa, ma la seconda macchia aveva ora una più piccola macchia nera che le stava vicina. Molte tempeste scure sono state osservate su Nettuno ma questa è solo la seconda mai osservata su Urano.
Grazie alla ricerca di Emily Lakdawalla, della Planetary Society, abbiamo le immagini ricostruite di Urano e le macchie visibili vicine. Se guardate bene, ci sono delle somiglianze con un'altra famosissima macchia scura vicina ad una macchia bianca: la Grande Macchia Scura vista dalla sonda Voyager2, nell'atmosfera di Nettuno (da allora la macchia è scomparsa).
La Grande Macchia Scura è accompagnata da più piccole nuvole bianche, battezzate dagli scienziati "nuvole compagnie" perché viaggiavano insieme alla macchia nonostante in quella zona dell'atmosfera dovevano seguire tutt'altri profili. In origine, queste nuvole furono descritte da Heidi Hammel, che le chiamò "orografiche". Tipicamente, sulla Terra, le nuvole orografiche si formano in cima alle montagne, dove l'aria umida viene portata in alto e si espande nelle zone di bassa pressione, formando nuvole. Ovviamente non ci sono montagne su Nettuno, ma il principio è lo stesso, l'aria viene portata verso le zone più esterne e alte e li si raffredda, passando dalla fase liquida alla formazione di nuvole. Sulla Terra questo si basa sulle montagne che portano in alto l'aria umida ma su Nettuno questo lo faceva la tempesta scura al centro. (Le nuvole qui sono di metano non di acqua).
I ricercatori spiegano che le due macchie osservate su Urano potrebbero mostrarci le prime fasi della nascita della tempesta che abbiamo visto finire su Nettuno. Quindi potremmo avere tra le mani la scoperta di un meccanismo più universale circa la formazione di questi mostri giganteschi.
Un'altra cosa importante che si deduce da questa scoperta è che Urano è un pianeta molto attivo, con tante tempeste che continuano a formarsi e sparire nell'arco di poche settimane e buchi nell'atmosfera che possono permettere di guardare nelle profondità del pianeta.
Se a questo si aggiunge che Urano ha una rotazione unica nel Sistema Solare ed alcune delle più intriganti lune che conosciamo, diventa una destinazione davvero interessante per una futura missione robotica, come Cassini per Saturno.
http://adsabs.harvard.edu/abs/2012Icar..220....6S
http://archive.stsci.edu/proposal_search.php?mission=hst&id=12463
http://www.planetary.org/blogs/emily-lakdawalla/2012/08221504-new-spots-uranus.html
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