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Saturday, September 1, 2012

Quanti alieni ci sono nell'Universo?

E come facciamo ad acchiapparli? Ecco qualche buon motivo per continuare a cercare vita extraterrestre nello Spazio

Scritto da Massimo Sandal

Ci siamo andati vicino. Il 15 agosto 1977 Jerry Ehman, astronomo alla Ohio State University, guarda i dati del radiotelescopio uscire dalla stampante. E scopre un segnale con le esatte caratteristiche che ci si aspetterebbe da una civiltà extraterrestre. Ehman è talmente eccitato che cerchia il segnale con la biro rossa e annota un unico appunto: Wow!

Trentacinque anni dopo il Wow! Signal resta la cosa più vicina alla scoperta di un' intelligenza extraterrestre che abbiamo. Cioè quasi nulla: nonostante anni di ascolto il segnale non si è mai ripetuto e non si può escludere che si sia trattato di una bizzarra interferenza da Terra.

Nel 1961 Frank Drake, astronomo all'Università della California e pioniere assoluto del Seti (Search for Extra Terrestrial Intelligences), buttò giù una famosa equazione per stimare quante civiltà aliene potremmo rintracciare nell'Universo:

N = R* · f
p · ne · fl · fi · fc · L

Sembra difficile, vero? Ma Piero Zagami e David McCandless l'hanno trasformata, sul sito della Bbc, in una bellissima grafica interattiva che permette di giocare con i parametri e calcolare in un attimo quanti alieni potrebbero esistere. I numeri potrebbero sorprendervi: usando le stime più pessimistiche per tutti i parametri -dal numero di pianeti abitabili in un sistema solare medio alla probabilità che una civiltà inventi la radio - ci sarebbero da 15mila a 78 miliardi (sì, avete letto bene: miliardi) di civiltà evolute che, come noi, stanno inviando segnali nel cosmo. Con gli stessi numeri pessimistici solo nella nostra Galassia ci sarebbero almeno 30 milioni di pianeti brulicanti di vita non intelligente.

Se questi numeri vi sembrano inconcepibili, dovete tenere conto che si basano sull' enorme quantità di galassie che sono nell'Universo. Potremmo essere comunque gli unici abitanti intelligenti di tutta la nostra immensa galassia. Oppure no: secondo altre stime - sempre ricavabili giocando con l'infografica della Bbc - ci sarebbero addirittura 73mila civiltà che inviano segnali solo nella nostra Galassia.

Confusi? Il problema è che l'equazione di Drake dà numeri che sono buoni solo quanto le ipotesi che abbiamo, e in alcuni casi non abbiamo un'idea sensata di che parametri mettere. Certo, oggi iniziamo a sapere concretamente quanti pianeti abitabili potrebbero esserci nella Galassia. Ma qual è la probabilità che un pianeta pieno di vita sviluppi una civiltà intelligente? Nessuno lo sa. Quello che l'equazione ci dice è che anche se questi parametri sono molto piccoli, gli extraterrestri potrebbero essere comunque così tanti che vale la pena cercare.

Finora il grosso degli sforzi si sono concentrati sui segnali radio, coinvolgendo anche il pubblico nella caccia, ma chi ci dice che gli alieni usino la nostra stessa tecnologia? Magari comunicano già con i neutrini, o con altre tecnologie a noi sconosciute. Dobbiamo allargare le opzioni. Un progetto, l' Optical Seti, sta cercando segnali laser artificiali tra le stelle. Ma ci sono idee ben più fantascientifiche. Già nel 2010 Richard A. Carrigan Jr. , fisico del FermiLab, aveva proposto di cercare le tracce archeologiche di civiltà aliene. No, non si tratta di scavare sulla Luna per vedere se ci trovano il monolite di 2001. Piuttosto, se esistono extraterrestri più avanzati di noi, questi potrebbero aver intrapreso imprese tecnologiche su scala planetaria o addirittura superiore. Se è così possiamo vedere fin qui, grazie alla spettroscopia, le sostanze non naturali che hanno sparso nell'atmosfera dei loro pianeti, o se il loro sole è contaminato da scarti radioattivi che ci hanno buttato dentro per liberarsene. Oppure potremmo scoprire da lontano se stanno usando i loro asteroidi come miniere, secondo gli astronomi Duncan Forgan e Martin Elvis.

La proposta più suggestiva è però quella di individuare gli alieni mentre attraversano le stelle. Paul Gilster ha raccolto sul suo splendido blog sull'esplorazione interstellare, Centauri Dreams, una rassegna su come potremmo scoprire delle astronavi aliene, senza aspettare che ci piombino sulla testa come in Independence Day.

Il trucco è che un'astronave interstellare che si muova a una velocità ragionevole (su quelle distanze, diciamo il 10% della velocità della luce) deve consumare un'enorme quantità di energia concentrata in un singolo punto. Questo renderebbe facile scovarla, come un faro nel buio, sapendo cosa guardare. Lo scarico di un razzo ad antimateria, per esempio, emetterebbe talmente tanta luce che Hubble potrebbe letteralmente vederlo fino a una distanza di 300 anni luce. Allo stesso modo una magsail, ovvero un'astronave sospinta tramite l'azione del vento solare e interstellare, sarebbe riconoscibilissima allo stesso modo: rallentando per avvicinarsi all'obiettivo emetterebbe una fortissima e caratteristica radiazione di frenata simile a quella di un acceleratore di particelle.

Ma se per esempio gli alieni usassero un tunnel spazio-temporale per fregare Einstein e attraversare la Galassia più velocemente della luce? Lascerebbero una traccia inconfondibile: una lente gravitazionale negativa, che diminuisce e sparpaglia la luce invece di metterla a fuoco: un segnale che salterebbe subito all'occhio di chi sappia cosa cercare.

Infine, nello stesso articolo, Gilster ci riporta l'ipotesi più romantica e terribile: individuare un'intera civiltà extraterrestre che stia fuggendo dal proprio sistema solare, condannato a morire assieme al proprio sole (un po' come nel racconto di fantascienza Spedizione di soccorso di Arthur C. Clarke) . In questo caso l'ipotesi più probabile è che usino un'astronave interstellare lenta e sicura, come una spinta dalla luce solare, che sarebbe difficile normalmente da individuare. Dovendo però trasportare un'intera civiltà la flotta sarebbe talmente enorme da risultare visibile. Gregory Matloff, uno dei principali sviluppatori del concetto di astronave a vela solare, ha quindi proposto di cercare tracce di immense migrazioni spaziali intorno a stelle che stanno per morire.

Insomma, non mancano le idee brillanti per cercare chi c'è là fuori. Siamo andati molto avanti con la tecnologia dai tempi in cui Ehman esclamava Wow! davanti a una stampante, e sappiamo molto meglio dove e cosa cercare. La vecchia domanda di Enrico Fermi - “se ci sono gli alieni, allora dove sono?”- attende una risposta.

Fonte: http://daily.wired.it

NOI NON LI ABBIAMO ANCORA TROVATI, LORO INVECE HANNO TROVATO NOI, BASTEREBBE SOLO CHE MOLTI SCIENZIATI SI LEVASSERO IL PROSCIUTTO DAGLI OCCHI

di Oliviero Mannucci

Dalla casistica ufologica, composta da migliaia di avvistamenti e testimonianze che arrivano da persone comuni, ma anche da piloti civili, militari, astronauti e via dicendo, risulta che almeno una decina di tipologie di alieni visitano la Terra da almeno 50 000 anni, come dice anche un manuale redatto dal dipartimento di Fisica dalla US Air Force da me pubblicato più volte su questo blog e che trovate a questo indirizzo: http://www.ceifan.org/scienza_spaziale.htm . Il problema è che mentre il SETI continua ad arrancare alla ricerca di segnali ET provenienti dallo spazio, loro, gli ET sono già qui. " Something is here" disse l'astrofisico di Orsay, Labeque al congresso mondiale del SETI dell'Ottobre del 2008 tenutosi al palazzo dell' Unesco a Parigi, riferendo di un avvistamento fatto da 6 ufficiali dell'USAF nel 1957 a bordo di un RB47 durante un volo di ricognizione sopra gli USA, nel quale un UFO affianco l'aereo dotato di apparecchiature per le contromisure elettroniche per circa un ora. L'oggetto sconosciuto comunicava con qualcuno sulla frequenza di 3 Ghz. Labeque quindi disse: cari colleghi, continuiamo pure a cercare gli ET con i radiotelescopi, però tenete in considerazione il fatto che loro usano questa frequenza per comunicare. Una frequenza probabilmente utilizzata solo per comunicazioni a breve distanza, tra l'astronave madre e il ricognitore, vista la natura delle onde. Gli ET, a livello interstellare usano sistemi molto più efficienti delle onde radio per comunicare, ma la media degli scienziati umani non vuole capire questa semplice verità. E' come se un sedicente ente per la ricerca della vita extraterrestre gestito da tribù primitive di indigeni dell'Amazzonia cercasse di trovare gli alieni cercando di captare con delle enormi orecchie un TAM TAM extraterrestre, ma quando mai! Quindi il mio consiglio ad un certo mondo della scienza è quello di levarsi il prosciutto dagli occhi, e rendersi conto che gli ET sono già tra di noi! Tanto prima o poi.....!

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