Articolo di Piero Bianucci
Mentre leggete queste righe, una pattuglia di navicelle spaziali americane ed europee è al lavoro nel Sistema Solare e il professor Charles Elachi (foto) è il loro nume tutelare.
Diamo uno sguardo alla pattuglia. Da qualche settimana “Messenger” è diventata un satellite del pianeta Mercurio. L’europea “Venus Express” completerà nel 2012 le conoscenze su Venere che l’americana “Magellan” ha già raccolto in abbondanza. Piccoli robot del Jpl-Nasa hanno esplorato Marte percorrendo chilometri nei suoi deserti e altri stanno per fargli visita. “Cassini” è in orbita attorno a Saturno, dove continua il suo lavoro dopo avere sganciato “Huygens” sul suo grosso satellite Titano. “New Horizon” solca il buio interplanetario puntando su Plutone e oltre. “Rosetta”, dopo aver curiosato tra gli asteroidi, si appresta a inseguire una cometa. Qualche tempo fa “Stardust” ha sfiorato una cometa. “Dawn” sta per esplorare i due maggiori asteroidi: il 3 luglio raggiungerà Vesta, poi, nell’aprile 2012, si dirigerà verso Cerere, che incontrerà nel 2014. Conosceremo così nei minimi particolari il più grande e il primo asteroide scoperto (nel 1801 da padre Giuseppe Piazzi), ora accolto nella nuova categoria dei “pianeti nani”.
Una navicella, “Ulisse”, fedele al suo nome, si è avventurata fuori dal piano delle orbite dei pianeti per studiare i poli del Sole e la sua magnetosfera. Ha lavorato fino al 30 giugno del 2009 seguendo un ciclo e mezzo dell’attività solare. Esauritosi il generatore di elettricità a radioisotopi, è stata abbandonata al suo destino dopo una missione durata 18 anni e mezzo, una delle più lunghe nella storia dell’astronautica. Continuerà a orbitare intorno al Sole in sei anni e mezzo a una distanza massima superiore a quella di Giove (800 milioni di chilometri) e a una distanza minima di 200, come una minuscola cometa artificiale.
A proposito di comete, “Soho”, altra longeva navicella europea per l’osservazione del Sole, ha permesso di scoprirne più di 2000 mentre transitavano vicino alla nostra stella, talvolta precipitandovi sopra. “Near-Shoemaker” per un anno ha studiato l’asteroide Eros, uno di quelli che sfiorano pericolosamente la Terra, e il 28 febbraio 2001 ha toccato la sua superficie.
Quattro vecchie navicelle spaziali hanno superato le Colonne di Ercole del Sistema Solare e stanno avventurandosi nello spazio interstellare. Partita nel 1972, “Pioneer 10” ha superato le 100 Unità Astronomiche dal Sole (1 Unità Astronomica = circa 150 milioni di chilometri, la distanza Terra-Sole) e tra 2 milioni di anni arriverà nei dintorni della stella Aldebaran. La sua gemella “Pioneer 11” naviga a 80 Unità Astronomiche ed è diretta verso una stella della costellazione dell’Aquila, dove arriverà tra 4 milioni di anni. “Voyager 1”, pur essendo partita dopo (1977), è ora la navicella terrestre più lontana: veleggia a 117 Unità Astronomiche, cioè 17 miliardi di chilometri, un seicentesimo di anno luce. Tra 40 mila anni transiterà a 1,6 anni luce dalla stella di Ophiucus AC + 79388. “Voyager 2” si trova a 95 Unità Astronomiche e tra 296 mila anni passerà a 4,5 anni luce da Sirio, la stella più luminosa del cielo, che dista da noi 8,6 anni luce.
Bene: una ventina di queste navicelle spaziali sono creature del Jet Propulsion Laboratory, California, un centro dove lavorano 5000 scienziati spaziali sotto la direzione di Charles Elachi.
E Charles Elachi in questi giorni è a Torino: oggi, 2 maggio, lui che tante sonde sta facendo volare nello spazio, sfoglierà il “Codice del volo degli uccelli” di Leonardo da Vinci, quindici preziosissime pagine conservate alla Biblioteca Nazionale di Torino: ideatrice e “regista” dell’incontro è Silvia Rosa-Brusin, giornalista e conduttrice del Tg scientifico “Leonardo” di Rai Tre.
Domani, 3 maggio, Elachi sarà al Politecnico per inaugurare “Space Robotics: new technologies and frontiers”, un ciclo di seminari che si snoderà fino al 25 maggio (il 19 arriverà Jams Barber, professore di biochimica all’Imperial College di Londra e ideatore della “foglia artificiale”, nuova promettente tecnologia per utilizzare l’energia del Sole).
Nato in Libano nel 1947, Charles Elachi è il maggior esperto di rilevamento a distanza tramite radar. Grazie a questa tecnologia la navicella “Magellan” è riuscita a disegnare una accuratissima mappa di Venere benché la superficie di questo pianeta sia completamente e perennemente nascosta da un fitto strato di nuvole.
Nel 1981 fu Elachi a progettare il primo esperimento eseguito sullo Shuttle: anche quello un radar, che, diretto verso la Terra dalla navetta “Columbia”, permise di fare scoperte archeologiche sotto la sabbia del deserto.
Vicepresidente del California Institute of Technology e autore di 230 pubblicazioni scientifiche, ancora Elachi è il padre delle attuali esplorazioni di Marte per mezzo di robot e del radar che sulla “Cassini” sta studiando Saturno e i suoi satelliti.
Fonte: http://www3.lastampa.it
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