Scienziati dell'Università di Ginevra in Svizzera, hanno messo a punto un nuovo tipo di esperimento quantistico con gli esseri umani come rivelatori di fotoni, e così facendo hanno reso il fenomeno di entanglement quantistico visibile ad occhio nudo per la prima volta
Un team di scienziati che lavorano presso l'Università di Ginevra in Svizzera hanno messo a punto un nuovo tipo di esperimento quantistico con gli esseri umani come rivelatori di fotoni, e così facendo hanno reso il fenomeno di entanglement quantistico visibile ad occhio nudo per la prima volta.
Una delle difficoltà di comprensione della meccanica quantistica è sempre stata l’impossibilità di visualizzare i suoi effetti, cosa che la rende ancora più lontana dall’esperienza comune.
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Ginevra, Enrico Pomarico, Bruno Sanguinetti, Pavel Sekatski, Hugo Zbinden e Nicolas Gisin, sono riusciti a realizzare un dispositivo che crea l’effetto entanglement visibile agli umani. Nell’entanglement, si osserva che due entità, poste a qualsivoglia distanza, vengono influenzate dallo stato reciproco: se misuro lo stato di un’entità quest’azione immediatamente modifica anche lo stato dell’altra entità. Normalmente questo effetto si osservava solo su particelle e veniva misurato con strumenti di precisione.
Tre anni fa un gruppo di ricercatori dell’Università di Roma La Sapienza, Francesco De Martini, Fabio Sciarrino e Chiara Vitelli, avevano già dimostrato che è possibile che un singolo fotone microscopico venga correlato attraverso l’entanglement con migliaia di fotoni, crando una specie di sciame di fotoni tutti nello stesso stato. Questo lavoro ha ispirato il gruppo di Ginevra, perché migliaia di fotoni possono essere percepiti da un occhio umano.
Per rilevare il raggio di luce, i ricercatori si sono sostituiti all’amplificatore e sono rimasti al buio per ore per localizzare la posizione del raggio riflesso nello specifico stato polarizzato, richiesto dal test standard, noto come test di Bell, basato su quanto la polarizzazione del singolo fotone corrisponda a quella del campo di luce formato da tanti fotoni. Dopo ripetuti tentativi, per essere sicuri del risultato, Gisin e colleghi possono dire di essere stati i primi a osservare personalmente l’entanglement con i propri occhi umani.
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