Una mostra di disegni e testi al Museo di Scienze Naturali racconta com'è lo spazio astronomico nell'immaginario dei ragazzini
di CLARA CAROLI Sempre caro mi fu quest'ermo colle? Nella scuola italiana la strada verso l’infinito sembra passare inesorabilmente per Leopardi. Ma cosa succede se si esce dal “canone” e s’invitano i ragazzi a cimentarsi liberi, nasini all’insù, con l’idea di immenso? Ci ha provato Holden Art, il dipartimento di creatività di casa Holden a cura di Alberto Jona, che ha affidato allo scrittore Jacopo Masini il compito di indagare su quale idea di spazio, di universo e, appunto, di infinito ci fosse nella mente della generazione internet.
“Cosmo elementare”, ovvero l’universo disegnato e raccontato dai bambini, è una mostra di disegni e una raccolta di testi elaborati dai piccoli creativi di tre scuole elementari e una media di Torino e provincia. Resterà allestita nelle prossime settimane al Museo di Scienze Naturali, che sostiene il progetto nell’ambito delle attività del Centro Didattico e che allo spazio ha dedicato varie iniziative in sinergia con il Museo dell’astronomia Infini. To. Vernissage questa sera alle 21, al termine di un laboratorio che si terrà in giornata, con la partecipazione di Masini e dell’astrofisico Stefano Sandrelli, autore di fortunati libri di divulgazione scientifica per ragazzi (“In viaggio per l’universo”, “Sotto lo stesso cielo”).
«Più di cento bambini hanno seguito una serie di incontri da cui sono scaturiti domande, ipotesi, fantasie, desideri — racconta Alberto Jona — Un viaggio nell’immaginario che coinvolge anche gli adulti». Pianeti, galassie, eroi spaziali, buchi neri. La fantasia infantile si alimenta di luoghi comuni, di cinema, fumetti, televisione. Gli alieni sono omini verdi (tuttalpiù “gormiti”; troppo piccoli gli autori dei disegni per sapere di E. T. e «telefono casa»), il cielo è nero, brilla di stelle ed è attraversato da dischi volanti e navicelle. Il cosmo immaginato dai bambini sa di film di fantascienza e rimanda alla comune memoria storica (televisiva anche quella, se pure archeologica) dell’Apollo 11 e dello sbarco sulla Luna. Il sistema solare è la rassicurante geografia del nostro essere terrestri e bisognosi di un ambiente e di un confine. L’infinito è qualcosa che non si può rappresentare, ove per poco il cor non si spaura.
Più interessanti i testi, che sono stati elaborati rispondendo ad una serie di domande. Le più classiche. Che cosa è per te l’universo? Cos’è il cosmo? Quali pianeti ci sono? Cosa fa un astrofisico? Gustose alcune risposte. «L’astrofisico è una specie di detective», ipotizza qualcuno. «Il cosmo è un universo inventato dai bambini», ci prova un altro. E ancora: «Il pianeta da scoprire? Il pianeta dei giochi dove non si va a scuola e si gioca sempre a pallone». Ma anche: «Lo spazio è un luogo dove ci sono molta pressione e molti rifiuti».
Oppure: «Saturno secondo me è fatto di spugna e pieno di buchi mentre Plutone è fatto di cotone». E uno dei migliori: «Mi immagino un pianeta dove persone e animali si parlano e sono in pace, l’uomo rispetta la natura e gli animali, gli animali insegnano agli umani a procurarsi i frutti e si mangia carne solo quando qualcuno muore».
Più che fantasie, speranze e desideri di un mondo migliore. «Sì, i ragazzini proiettano nei testi i loro mondi ideali — spiega Elena Giacobino del Museo di Scienze Naturali, curatrice del progetto — Tutti raccontano il pianeta che piacerebbe a loro, quello senza compiti, in cui si gioca a pallone tutti i giorni, pieno di dolci». L’astrofisico è un santone, Saturno una specie di groviera, gli alieni omini verdi e le galassie luoghi “altri” dove si gioca un campionato di calcio perenne. L’immaginario dei ragazzi italiani è assai più ludico che scientifico. E, in fin dei conti, meglio così. «Contiamo di potenziare la collaborazione con Holden Art, iniziata alcuni anni fa — dice il direttore del Museo, Ermanno De Biaggi — per rendere l’approccio alla natura e di conseguenza alla scienza il più possibile fantasioso e creativo attraverso i linguaggi dell’arte, della letteratura, del teatro».
Commento di Oliviero Mannucci: Bella l'iniziativa in questione, peccato che tutto questo lavoro verrà poi rovinato quando questi bimbi arriveranno all'Università, dove vengono inculcate con violenza, le regole di un "metodo scientifico" basato sull'osservazione attraverso sensi limitati e intelligenza condizionata. Se i ricercatori avessere maggiore libertà d'immaginazione e di azione, farebbero delle scoperte strabilianti e tutto il genere umano progredirebbe ad una velocità assai maggiore di adesso.
Tratto da: http://torino.repubblica.it
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