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Friday, February 4, 2011

Forse la Terra ha un fratello gemello e qualcuno proprio ora ci sta guardando

E’ di poco fa la notizia della scoperta fatta dal satellite NASA Kepler, lanciato nel marzo del 2009, di un nuovo sistema planetario potenzialmente simile a quello solare. Infatti, intorno ad una nana gialla indicata come Kepler-11, sono stati scoperti sei pianeti composti di roccia e gas. E’ la prima volta che questa missione, appositamente realizzata per la ricerca di sistemi planetari ed esopianeti nello spazio, arriva ad una tale scoperta: primo passo verso l’indagine di sistremi simili al nostro alla ricerca di probabili vite extraterrestri.

A circa 2000 anni luce da noi si è scoperto questo sistema multiplo i cui pianeti, tranne uno, ruotano essenzialmente in un piano proprio come accade per il nostro sistema solare. Anche da noi, infatti, tutti i pianeti hanno piani di rotazione intorno al Sole che giacciono in un piano tranne l’ultimo, Plutone, che ha un angolo di inclinazione di 17 gradi.

In effetti, a queste similitudini reelativamente piccole fanno riscontro differenze sostanziali dal nostro sistema: tutti i pianeti del nuovo acquisto hanno tutti dimensioni maggiori della Terra; il più largo con un diametro dell’ordine di quello di Urano o Nettuno.

Una seconda caratteristica che ancor più differenzia questo sistema planetario è che tutte le orbite dei pianeti sono estrremamente piccole, cioè i pianeti orbitano tutti a distanza ravvicinate dalla stella centrale; se fossero nel nostro sistema orbiterebbero tutti tra il Sole e Mercurio con periodi orbitali tra i 10 e i 47 giorni terrestri; solo il più esterno, Kepler-g, che ha un’orbita piuttosto allungata ha un periodo di 118 giorni.

Le prime osservazioniu hanno anche mostrato che tre dei sei pianeti sono dotati di una tenue atmosfera a riprova che questi si sono formati piuttosto presto quando dalla nebulosa protoplanetaria è nata la stella centrale ed hanno cominciato a formarsi i vari pianeti.

Le osservazioni continuano e l’eccitazione degli scienziati cresce. La missione Kepler è stata programmata per continuare ad essere operativa almeno sino al novembre del 2012. Da qui la speranza ancora forte di arrivare a trovare “un quasi gemello” della Terra e, quindi, segni di vita.

Le distanze in gioco rappresentano, comunque, un limite invalicabile perché le informazioni arrivano dopo anni ed anni che sono partite dal pianeta che le ha emesse. Per esempio la Terra dista 2000 anni luce dal sistema di Kepler 11. Questo equivale a dire, se invertiamo le posizioni nella Galassia, che arriverebbe oggi a noi su uno dei pianeti di Kepler 11 l’immagine di come era il nostro pianeta ai tempi della nascita di Gesù Cristo e del picco della potenza di Roma nel Mediterraneo.

Sino ad oggi sono stati individuati circa 260 sistemi planetari rotanti intorno a stelle simile al nostro Sole, la maggior parte costituiti al più da due pianeti.

Qualcuno ne presenta tre, uno solo è caratterizzato da averne quattro ed uno da cinque. Nella stragrande maggiortanza sono pianeti gassosi, giganti e, soprattutto, posti ad una distanza dsalla loro stella che non permette l’esistenza di vita, almeno del tipo di quella presente sulla Terra.

Kepler continua il suo lavoro senza sosta, concepito per scrutinare circa centomila stelle nella nostra Galassia è arrivato oggi alla metà dell’opera accendendo i fari dell’interesse su circa 700 potenziali obiettivi; allo stato però sono stati confermati sistemi esoplanetari soltanto intorno ad 11 stelle.

Siamo agli inizi di una nuova era scientifica che vede come uno degli obiettivi più importanti quello della ricerca dei nostri “gemelli”. Potenzialmente sono non pochi visto che la Galassia ha circa 100 miliardi di stelle e che si ritiene ragionevolmente che almeno il 10 per cento siano caratterizzate da un sistema planetario. Mancano due anni alla fine di questo primo tentativo; ad ogni scoperta le speranze si ringalluzziscono soprattutto perché la realtà del futuro prossimo non è rosea: la situazione economica generale fa sì che anche la NASA non nuoti nella ricchezza più sfrenata ed i programmi subiscono tagli secondo logiche che non sempre privilegiano la ricerca pura per evidenti motivi. Il successore di Kepler per il momento è stato bloccato e non sarà realizzato, a meno che qualche scoperta eclatante da qui a fine 2012 non sparigli il piatto rimettendolo in gioco.

Staremo a vedere aspettando di scoprire qualcuno “lassù” che ci sta osservando come noi stiamo facendo con lui.

Articolo di: Ezio Bussoletti

Fonte: http://www.loccidentale.it/


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