Secondo uno studio tedesco, sarebbero 20.000 gli aborti spontanei che sono avvenuti nei pressi di 31 impianti a atomici.
Il Centro di ricerca tedesco per la salute ambientale di Monaco ha da poco pubblicato lo studio “Is the human sex odds at birth distorted in the vicinity of nuclear facilities?” che ha messo in rapporto due elementi: le nascite e la vicinanza alle centrali nucleari.
I risultati sono sconcertanti: 20.000 aborti spontanei negli ultimi 40 anni intorno a 31 impianti di energia atomica (27 in Germania e 4 in Svizzera). I dati raccolti hanno dimostrato che è più facile avere gravidanze a rischio se la madre abita presso un sito nucleare. I nati poi presentano un alto tasso di malformazioni e tumori infantili.
I ricercatori Ralf Kusmierz, Kristina Voigt e Hagen Scherb che hanno pubblicato il report sono partiti dai dati sulle nascite in Ucraina dopo gli effetti catastrofici di Cernobyl e nelle regioni toccate dalla nuvola radioattiva, dove si stima che non siano mai nati un milione di bambini a causa del disastro nucleare.
C'è poi il discorso della differenza del rapporto tra il numero di maschi e femmine. Secondo lo studio, infatti, nei 35 km attorno alle centrali, negli ultimi quarant’anni sono mancate all’appello migliaia di bambine.
La media normale si attesta a 105/106 femmine ogni 100 maschi. Nelle regioni incriminate, invece, la differenza è molto diversa: si sono infatti registrate 94,5 femmine ogni 100 maschi. Tutto questo – dicono gli scienziati – perché gli embrioni femminili sono ancora più sensibili alla radioattività.
Gli aborti continuerebbero ad aumentare, nonostante non si siano verificati disastri nucleari, perché gli impianti continuano a rilasciare nell’ambiente sostanze tossiche e radioattive e lo fanno attraverso tutti quelli che vengono chiamati incidenti di “basso livello” (dalle perdite nel trasporto e nello smaltimento delle scorie agli scarichi di acque contaminate nei corsi d’acqua, fino alla presenza di agenti tossici nel vapore rilasciato in atmosfera), che portano la popolazione a un’esposizione alla radioattività di poco “entro i limiti di sicurezza”. Limiti riconosciuti dalle autorità nazionali, ma che a causa dell’effetto accumulo dato dalla frequenza degli incidenti (in Francia uno ogni tre giorni) nuoce molto di più alla salute di quanto le autorità riescano a immaginarsi.
L'abstract della ricerca è consultabile a questo indirizzo: www.helmholtz-muenchen.de/en/ibb/research/preprints/archive-preprints/preprints-2010/10-30-abstract/index.html?fontSize=A510%C2%A8cHash%3Dce9d373724.
Fonte:http://gogreen.virgilio.it
No comments:
Post a Comment
Note: Only a member of this blog may post a comment.