Pochi giorni fa abbiamo riportato i risultati di uno studio condotto dall'Istituto norvegese per le ricerche atmosferiche circa la contaminazione di Fukushima, peggiore di quella avutasi dopo l'incidente di Chernobyl e ben più grave di quanto riportato dalle comunicazioni ufficiali fornite dalle autorità nipponiche.
Un altro ente europeo, l'IRSN francese (Institut de Radioprotection et de Surete Nucleaire), ha ora similmente annunciato gli esiti, divergenti rispetto a quanto assicurato dalle stime TEPCO (Tokyo Electric Power COmpany, ente gestore della centrale di Fukudhima I), di una sua ricerca condotta per misurare la quantità di cesio-137 fuoriuscita dall'incidentato impianto e finita in mare a partire dal 21 marzo fino a metà giugno. Ciò che è emerso è un valore di attività pari a 27100 Terabecquerels, venti volte di più rispetto ai dati forniti dal gestore nipponico, vale a dire la più grande fuga radioattiva mai avvenuta in un unico incidente, in gran parte (82% del totale) avutasi nel lasso di tempo compreso tra fine marzo e l'8 aprile.
Successivamente a tale data la quantità di cesio 137 è andata progressivamente riducendosi fino a scendere al di sotto dei limiti strumentali utilizzati per il rilevamento; questo in virtù di un tasso di rinnovamento delle acque marine particolarmente elevato, generato dalle correnti marine che diluiscono l'acqua contaminata con nuova acqua pulita.
Scritto da: Francesco Calderone
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