I pianeti abitabili da specie viventi nell'universo sono centinaia: e a dirlo non è Giacobbo ( della trasmissione tv "Voyager") ma due nuovi (e serissimi) studi astrofisici. Che rilanciano gli investimenti sui radiotelescopi per cercare 'E.T.' a migliaia di anni luce da noi
La vita dei cercatori di alieni potrebbe essere a una svolta. Secondo due studi apparsi sull'autorevole "Astrophysical Journal Letters", i pianeti abitabili, alla giusta distanza dalla loro stella per poter ospitare acqua liquida, sono molto più numerosi di quanto si credesse. Non solo: stando a quanto dimostrato da Raymond Pierrehumbert, dell'Università di Chicago, il più diffuso degli elementi, l'idrogeno, è un eccellente gas serra: ne basta un briciolo per tenere caldo un pianeta anche se è lontano dal suo sole.
Due buone notizie per chi cerca vita nell'universo. Partiamo dalla prima. Che arriva da Gliese 581d, un pianeta della stella Gliese 581, ritenuto freddo e comunque inospitale perché ha una faccia sempre in ombra e l'altra alla luce perenne. Secondo Robin Wordsworth, dell'Institut Pierre Simon Laplace di Parigi, in realtà, invece, il pianeta non è niente male: la stella, una nana rossa, emette una luce molto penetrante che scalda l'atmosfera, in cui inoltre soffiano venti che intiepidiscono l'area oscura. E innumerevoli pianeti della galassia sarebbero in condizioni simili.
A noi potrà sembrare una storia esoterica che riguarda una galassia così lontana da non poter essere nemmeno immaginabile, ma, unita al lavoro sull'idrogeno di Pierrehumbert fa sì che, pur non essendoci ancora prova che esista, la vita extraterrestre non è mai apparsa così plausibile.
Sulle ali di Cassini
Date le giuste condizioni, la vita nasce facilmente. Ne è convinto Cesare Guaita, chimico del Planetario di Milano e del Gruppo astronomico di Tradate, autore di libri tra cui "I pianeti e la vita. Ultime scoperte" (Editore Gruppo B). "La Terra primordiale era invivibile. Ma intorno ai 3,9 miliardi d'anni fa, appena si sono create le condizioni, nell'oceano caldo zeppo di molecole organiche giunte dallo spazio la vita è comparsa d'improvviso, come accesa col fiammifero. Quindi è chiaro che si forma molto in fretta quando ci sono le condizioni, ovvero acqua liquida e composti organici".
Dato che i composti del carbonio piovono dallo spazio, il requisito cruciale perché un ambiente sia abitabile è l'acqua liquida. Le mete più promettenti nel sistema solare sono ormai codificate. In primis, ovviamente, Marte. Poi Europa, luna di Giove sotto la cui superficie ghiacciata giace un oceano acquoso. Lo stesso su Titano, il maggior satellite di Saturno, dove la missione Cassini-Huygens (siglata Nasa-Esa-Asi: le agenzie americana, europea e italiana), che dal 2004 esplora l'immenso pianeta e i suoi dintorni, ha rivelato un'atmosfera simile alla Terra primordiale sotto cui si stendono sabbie e dune di idrocarburi e laghi di metano, e nel sottosuolo un oceano d'acqua liquida.
Ma man mano che Cassini completa il suo quadro, un'altra luna di Saturno sta venendo alla ribalta: Encelado. In una sorpresa dopo l'altra, Cassini ha scoperto geyser d'acqua che gettano nello spazio cristalli di ghiaccio e gas, e poi, mandata nei getti per analizzarli, vi ha trovato un profluvio di sostanze organiche, come nelle comete. A giugno, infine, è giunta su "Nature" la conferma: i getti provengono da una vasta distesa sotterranea d'acqua liquida.
"Per me è il bersaglio numero uno", ha dichiarato l'astrobiologo della Nasa, Chris McKay: "Ha acqua liquida, carbonio organico, azoto, e una fonte di energia che alimenta i geyser: non c'è ambiente del sistema solare di cui si possa dire lo stesso. E abbiamo campioni omaggio del sottosuolo sputati nello spazio per essere analizzati. Cosa potremmo desiderare di più?"
La risposta è semplice: una sonda capace di cercare in questi getti non solo i mattoni della vita, ma le prove della sua presenza, quali molecole biologiche complesse. "Cassini non è attrezzata per rivelarle perché nessuno si aspettava una scoperta simile", dice Guaita. Di nuove missioni si parla da tempo, ma con i budget all'osso e l'attenzione concentrata su Marte nessuno ha idea di quando partirà una sonda pronta, dopo i 7-10 anni del viaggio, a carpire i segreti di Titano ed Encelado, o quelli di Europa.
Fonte: www.espresso.repubblica.it
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