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Saturday, November 12, 2011

OBAMA dice: non ci sono prove ancora dell'esistenza di ET

Obama ha appena ammesso che gli USA è in contatto con gli ET, ma non tutti lo hanno capito! Leggete attentamente la mia disamina sugli articoli pubblicati qui sotto:


Saddam e le “armi di distruzione di massa”
Otto anni di sangue in Iraq

George W. Bush, l’allora presidente degli Stati Uniti, aveva proclamato che sarebbe stata una “guerra-lampo”. Invece il conflitto in Iraq, iniziato il 27 marzo 2003 – due anni dopo quello in Afghanistan avviato nell’ottobre del 2001, subito dopo gli attentati dell’11 settembre – è andato avanti per oltre otto anni.

Ufficialmente la spedizione militare doveva servire a trovare le presunte “armi di distruzione di massa”, cioè armi nucleari o chimiche di cui secondo il Pentagono il dittatore Saddam Hussein sarebbe stato in possesso, e che non sono mai state rinvenute. E doveva contribuire alla lotta al terrorismo, in base all’assunto mai provato che Saddam avesse avuto legami con Al Qaeda nella preparazione dell’11 settembre. Infine, il principio dell’”esportazione della democrazia”.

Oliviero Mannucci: L'ONU attesterà che Saddaim Hussein non ha armi di distruzione di massa, ma nonostante tutto gli USA, useranno questa falsa affermazione per iniziare una guerra e destituire il dittatore.

La risoluzione 1441, votata a novembre 2003 dal Consiglio di sicurezza dell’Onu non senza accese discussioni al suo interno, faceva riferimento a “ispezioni per il disarmo in Iraq”. Quattro mesi dopo, uno dei capi degli ispettori dichiarò nel rapporto all’Onu che “non ci sono prove di programmi di armamenti segreti dell’Iraq”. Ma, anche senza l’avallo ufficiale delle Nazioni Unite, l’operazione Iraqi Freedom era già in pieno svolgimento. Agli Stati Uniti offrono aiuto e supporto diversi Paesi, tra cui la Gran Bretagna che fornisce 50mila uomini e 36 caccia. L’Italia invia circa 2400 militari tra Esercito, Marina, Aeronautica e Arma dei Carabinieri, nell’ ambito dell’operazione Antica Babilonia, con compiti principalmente di sicurezza e aiuto al popolo iracheno.

Oltre che a Baghdad, si combatte a Kerbala, a Najaf, Nassiryia, Bassora, a Trikrit, città natale di Saddam. In tutto il Paese è caccia a Saddam Hussein, mentre nel mondo molti manifestano per gridare la propria contrarietà al conflitto. Un anno dopo, nel marzo del 2004, viene firmata a Baghdad una Costituzione provvisoria, che però non ha carattere vincolante : per quella definitiva si attendono infatti le elezioni politiche previste entro il gennaio del 2005. Intanto, sempre nel 2004, Al Quaeda firma un altro attentato, nella stazione ferroviaria di Atocha, a Madrid, in Spagna.

Il 2004 è anche l’anno delle due battaglie di Falluja, città ribelle sunnita, ad aprile e a novembre. Nella battaglia di novembre gli americani dichiarano di aver ucciso circa mille “nemici combattenti”, ma negano l’esistenza di vittime civili. Il 13 aprile vengono rapiti quattro contractor italiani: uno di loro, Fabrizio Quattrocchi, viene ucciso. Il 26 agosto sarà la volta del giornalista Enzo Baldoni. A novembre altri 19 italiani, tra militari e civili, e nove iracheni muoiono nell’attentato alla base delle nostre forze armate a Nassiryia. Un anno dopo, nel luglio del 2005, un altro attentato colpisce Londra.

Intanto la guerra prosegue: diversi gruppi di insorgenti iracheni, composti per lo più da ex militari di Saddam ed estremisti islamici, organizzano attentati e mietono vittime fra le truppe Usa, soprattutto con ordigni improvvisati che esplodono al passaggio di convogli militari. Nel 2006 Saddam Hussein è condannato a morte per impiccagione, condanna che viene eseguita il 30 dicembre.

In totale sono quasi cinquemila i militari del contingente internazionale che hanno perso la vita nel conflitto. Di questi, la stragrande maggioranza è americana, mentre 326 provengono da altri Paesi. Tra loro anche 33 soldati italiani. Mentre circa 110mila, secondo una stima del sito “Iraq body count”, sono state le vittime civili, delle quali non esiste un conteggio ufficiale.

Dopo il rovesciamento del regime di Saddam, il presidente Usa annunciò la fine delle ostilità. Ma era una previsione più che ottimistica: dopo oltre otto anni dall’intervento militare nel Paese regnano ancora violenza e instabilità. Gli attentati mortali sono quasi quotidiani – si calcola che almeno 1800 iracheni siano morti solo dall’inizio del 2011 – e il terrorismo, compreso quello di Al Qaida, non può essere considerato estirpato, nonostante la cattura e uccisione di Osama Bin Laden il 2 maggio scorso. Al punto che dalle stesse autorità locali è arrivata più volte la richiesta di posticipare il ritiro, pena il rischio di una guerra civile.

Nello scorso mese di agosto l’Onu, ha reso pubblico un rapporto, stilato in collaborazione con n l’ufficio dell’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, secondo cui i civili uccisi nel 2010 sono circa tremila. E il 2010, precisano le Nazioni Unite, è l’anno che ha fatto registrare il minor numero di civili uccisi dall’inizio del conflitto.

La volontà da parte dell’attuale presidente Usa di ritirare le truppe era nota: Barack Obama ne aveva fatto uno dei capisaldi del suo programma in campagna elettorale. Poi dovette riconfermare la missione. Ma questa estate aveva chiesto il ritiro dei 47 mila soldati Usa che ancora si trovano nel Paese entro la fine dell’anno. A settembre Fox News ha dato la notizia di un accordo firmato dal segretario alla difesa Leon Panetta, che prevedeva la riduzione a 3.000 del numero dei soldati in Iraq entro la fine dell’anno. Panetta aveva poi smentito la notizia.Pochi giorni fa, il 16 oottobre l’Associated Press ha riferito la decisione dell’amministrazione Obama di ritirare le truppe entro la fine dell’anno.



Oliviero Mannucci: Quindi se è stata scatenata una guerra contro l'Iraq facendo credere alla gente che c'erano le prove che Saddam Hussein era in possesso di armi di distruzione di massa ( notizia che poi è stata accertata come falsa) ora gli USA dicendo che gli UFO non esistono ci stanno dicendo: Gli UFO esistono e abbiamo dei grigi nelle nostre basi.


Casa Bianca: gli UFO non esistono. Nessun "grigio" nei sotterranei

Gli UFO non esistono. Gli incontri ravvicinati? Di nessun tipo. L'Amministrazione Obama risponde ufficialmente a due petizioni che chiedevano lumi sul rapporto tra alieni e umani e le comunicazioni con il governo degli Stati Uniti. Addio Area 51, grigi, rapimenti alieni, rettiliani, astronavi, ma rimane comunque la "fine del mondo". Prima che la smentiscano.

Di scheletri nell'armadio la Casa Bianca ne ha tanti ma sicuramente, e ora lo ammette ufficialmente, in risposta ad una petizione di cittadini, nessuno di questi è "alieno". D'ora in avanti chi parlerà di grigi in qualche sotterraneo nelle remote basi militari americane, ovviamente segrete, si sentirà citare, come un mantra, il "niet" definitivo della Casa Bianca sulla questione UFO. Ora forse Ray Santilli se la starà ridendo con il suo "footage" vero-falso-sostituito, e chi non crede e non ha mai creduto agli UFO potrà certamente contare su questa "dichiarazione ufficiale" assolutamente "credibile". Soprattutto perché fatta nell'epoca di un presidente "buono", "liberale" e "sincero" come Obama, mica "cattivo" (eccetera) come George W. Bush. Sul sito della Casa Bianca, totalmente "rivisto" in versione "social" da Obama, c'è una sezione, chiamata emblematicamente "We The People" che offre la possibilità di richiedere delle risposte direttamente alla White House grazie alla raccolta di firme on-line (http://is.gd/VbVLVl). Riguardo agli "alieni" c'erano due petizioni, molto attese nel mondo degli ufologi statunitensi, almeno per la curiosità di leggere con quale "neolingua" il governo americano avrebbe risposto. Tutte e due le petizioni erano firmate dal gruppo di attivisti politici PRG (Paradigm Research Group) il cui "claim" è "Political Activism in Service to the Politics of Disclosure - Exopolitics" (http://is.gd/QbgRPV). La prima petizione (firmata da 12mila persone) chiedeva all'Amministrazione Obama di "riconoscere formalmente la presenza extraterrestre che coinvolge la razza umana" (http://is.gd/jd1Vyr). La seconda (firmata da circa 5mila cittadini) invece chiedeva al Presidente Obama di "rivelare immediatamente" che il Governo USA è a conoscenza di comunicazioni con "esseri extraterrestri" (http://is.gd/Zh0V46). Ed ecco la risposta "storica" (ma anche senza virgolette, a scelta) della Casa Bianca: "The U.S. government has no evidence that any life exists outside our planet, or that an extraterrestrial presence has contacted or engaged any member of the human race. In addition, there is no credible information to suggest that any evidence is being hidden from the public's eye". Traduzione: "Il governo USA non ha alcuna prova che la vita esista al di fuori del nostro pianeta, o che una presenza extraterrestre abbia contattato o avuto rapporti con qualche membro della razza umana. Inoltre non ci sono informazioni credibili per suggerire che le prove siano state nascoste al pubblico". Seguono varie motivazioni che ricalcano perfettamente il titolo della risposta dell'Amministrazione Obama firmata da Phil Larson (White House Office of Science & Technology Policy) e cioè "Searching for ET, But No Evidence Yet" (ovvero "Cerchiamo gli ET, ma non c'è nessuna prova"). Il funzionario parla quindi dell'impegno USA nel progetto SETI (seti.org), della missione Kepler verso pianeti della fascia "Goldilocks" (http://is.gd/a1PMpV), del Mars Science Laboratory con il rover Curiosity (mars.jpl.nasa.gov/msl/), ma di alieni, niente. Insomma, come dire, "incontri ravvicinati" di nessun tipo.

Silvio Scazola

Fonte: http://www.mainfatti.it


Oliviero Mannucci: E siccome gli UFO non esistono alcuni ricercatori americani dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics e dell'università di Princeton propongono questa idea:


A caccia di bagliori di città aliene


Nuove idee per cercare civiltà extraterrestri

Rappresentazione artistica delle luci di immaginarie città aliene (fonte: David A. Aguilar, CfA) Rappresentazione artistica delle luci di immaginarie città aliene (fonte: David A. Aguilar, CfA)

Per trovare gli alieni bisognerebbe cercare le luci delle loro città (se ne hanno). È l'idea di due ricercatori americani dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics e dell'università di Princeton, che suggeriscono una nuova tecnica per la ricerca di civiltà extraterrestri in un lavoro al vaglio della rivista Astrobiology.

Analogamente ai vari metodi utilizzati dal Seti (Search for ExtraTerrestrial Intelligence), anche i due ricercatori partono dall’assunto che gli eventuali alieni utilizzerebbero tecnologie analoghe a quelle terrestri e suppongono quindi l’esistenza di sistemi di illuminazione artificiale simili ai nostri. Il problema, osservano gli stessi proponenti, resta la possibilità di poter individuare il bagliore di queste eventuali città in pianeti lontani, al di fuori del nostro sistema solare. Si tratterebbe di misurare con grande precisione la luminosità dei pianeti extrasolari, in particolare un corpo abitato dovrebbe una minore variazione tra il giorno e la notte. Si tratta però di osservazioni oggi di fatto impossibili in quanto con gli strumenti attuali saremmo in grado di osservare la luce generata da una città come Tokyo a una distanza non superiore a quella di Plutone.

I progressi tecnologici per poter arrivare a scoprire se esistono anche altre forme di vita intelligenti nell’universo che abbiano evoluto culture in qualche modo simili alle nostre resta ancora una sfida tecnologica ancora molto ardua, ma i due ricercatori si dicono convinti che cercarne le tracce ‘luminose’ sarà la via più praticabile.

Fonte: ansa.it

Altra notizia di qualche anno fa:

Scienziati europei agli americani: “Indagate sugli UFO per trovare gli extraterrestri”

E’ questo il senso della relazione fatta da un autorevole scienziato, nel contesto di un convegno SETI tenutosi a Parigi nella sede dell’UNESCO, convegno in più giornate sponsorizzato dall’International Academy of Astronautics. Il suo nome è Alain Labeque dell’Institute d’Astrophysique Spatiale di Orsay (Francia). La sua relazione portava il titolo di “Active SETI and the Zoo Hypothesis” ed era incentrata inizialmente sul paradosso di Fermi e sulla ipotesi “Zoo galattico” che ritiene la più probabile. Ma ecco che poi, inaspettatamente, esce dal cilindro gli UFO e porta il caso famoso dell’RB-47 avvenuto il 17 luglio 1957. Ecco il fatto in sintesi: “un jet di ricognizione Boeing Stratoject Air Force RB-47, equipaggiato di contromisure elettroniche e presieduto da sei ufficiali, è stato seguito da un oggetto volante non identificato per una distanza di oltre 700 miglia e per un periodo di tempo di oltre un ora, tra Mississipi, Lousiana, Texas e Oklahoma. L’oggetto è stato notato, in diversi momenti, visivamente dalla cabina di pilotaggio, dove l’equipaggio ha notato una luce intensamente luminosa, seguita dal radar di terra e rilevato dagli apparecchi ECM a bordo dell’RB-47. Tra i casi di particolare interesse è quello che l’oggetto appariva e scompariva simultaneamente alla vista e questo avveniva contemporaneamente nei distinti canali di osservazione. Inoltre le rapidità di manovra andavano oltre la possibilità degli aeromobili. Ma non finisce qui. Secondo Labeque, durante l’avvistamento, dall’aerombobile sconosciuto si è riscontrata una trasmissione a microonde a 3GHz. E proprio questo fattore ha fatto nascere lo sconcerto tra i colleghi scienziati americani perchè, secondo Labeque, utilizzando questa frequenza potremmo trovare gli extraterrestri. Sempre secondo Labeque, l’oggetto sembrava comunicare con qualcuno, utilizzando quelle frequenze. Labeque ha affermato che l’UFO era un velivolo mandato in avanscoperta da qualche stazione che si trova nel nostro sistema solare e ha consigliato ai colleghi del SETI di trasmettere un segnale a microonde di 3GHz e vedere se suscita una risposta. Poichè la possibile ubicazione della stazione aliena non è nota, il segnale dovrebbe essere trasmesso in ogni direzione del cielo. Per pochi colleghi europeri e russi è stata intrigante la proposta di Labeque che conclude la sua relazione di martedì in questo modo “Qualcosa è qui”. Gli scienziati americani del SETI presenti hanno applaudito senza commenti. Ma non finisce qui, anche un altro scienziato europeo presente al convegno, il professor Jean Pierre Rospars (Francia) alla fine della sua presentazione sul SETI e l’evoluzione biologica terrestre ha dichiarato: “la possibile presenza ET nel nostro ambiente non deve essere trascurata. Essa può essere parzialmente accessibile ai nostri limitati mezzi d’indagine”.

Sintesi dal sito (in inglese) su: http://estimateofthesituation.blogspot.com/2008/09/something-is-here.html



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