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Monday, November 21, 2011

Un po' amico, un po' badante Il robot del futuro è già tra noi

Un po' amico, un po' badante Il robot del futuro è già tra noi

Si chiama «Robot Companion For Citizens»: è un progetto italiano per creare nuovi robot in grado di interagire in modo sofisticato con gli esseri umani

A Milano la mostra
con tutte le novità:
«Entro il 2020
uno in ogni casa»

STEFANO RIZZATO
milano
I robottini calciatori hanno fatto il loro tempo. Ora che la tecnologia promette di portarcene uno in ogni casa entro il 2020 (così dicono in Sud Corea), i robot non saranno più solo giocattoli, ma strumenti utili. Macchine non più confinate nelle industrie, ma capaci di sostituirci nelle più banali attività quotidiane e in quelle situazioni in cui un aggeggio programmato può risultare più preciso di noi.

Il settore della robotica «di servizio» e personale, in mostra a Milano (fino a oggi) per la terza edizione di «Robotica», è però ancora in gran parte da esplorare. E oscilla tra l'intrattenimento e l'hobbistica da una parte e le applicazioni più concrete dall'altra: così nell'esposizione convivono i cagnolini che ballano il waka waka e progetti di robotica subacquea per la sorveglianza dei porti.

In verità in qualche casa i robot sono già entrati: l'aspirapolvere intelligente a forma di disco, ormai in vendita nei centri commerciali, è l'esempio più semplice di robot utile. «Ma per il vero robot personale ci vorrà tempo - chiarisce Stefano Avenia -: quello perfetto deve sapere cosa fare per aiutarti, avere insomma una vera e propria intelligenza e ancora siamo lontani dall'arrivarci». A «Robotica» la sua Nuzoo ha lanciato I-Do Robot, il primo robot italiano per la telepresenza, capace di rispondere a input dati a distanza e relazionarsi con persone e oggetti. «Ho iniziato 10 anni fa in una cantina - racconta Stefano -. Ora siamo in 10, tra esperti di informatica, meccanica ed elettronica». I-Do non assomiglia per nulla allo stereotipo del robot simile all'uomo: «La forma umanoide non è necessariamente quella migliore: le ruote, per esempio, forse sono più pratiche delle gambe, per un robot. Oggi pensare a un robot con testa, gambe e braccia come nei film è appunto fantascienza. In futuro, vedremo».

Il tempo dei cyborg sembra quindi lontano da venire e tra i robot esposti quelli modellati sul corpo umano arrivano a malapena al mezzo metro. «In Giappone ne esistono anche a grandezza naturale - spiega Piero Zanetti, della IT+Robotics, una spin-off dell' Università di Padova che si occupa anche di software -. Qui in Europa siamo ancora molto restii ad accettare l'idea di una macchina che sia davvero simile a noi: è una questione anche psicologica».

Eppure c'è chi è pronto a scommettere che entro 10 anni i robot diventeranno i nostri migliori amici. O almeno aiuteranno a risolvere problemi sociali complessi come quello della terza età. «Servono soluzioni accessibili, efficienti dal punto di vista energetico e funzionali», sostiene Paolo Dario della Scuola Superiore Sant'Anna. È il coordinatore di «Robot Companion for Citizens», l'unico progetto italiano selezionato come finalista per la Fet Flagship, il finanziamento Europeo che assegna un miliardo di euro per un progetto di 10 anni. «Ci siamo posti un obiettivo ambizioso, degno di un finanziamento così importante e a lungo termine. Non vogliamo banalmente creare la badante elettronica, ma sistemi complessi e integrati. Usare la robotica per portare una vera rivoluzione in settori diversi». In attesa dei risultati del concorso europeo (saranno noti a metà 2012), il Sant'Anna ha senz'altro convinto i più giovani con «Roborama»: lo spettacolo di marionette robotiche ispirato al mago di Oz è stata l'attrazione più gradita dai piccoli visitatori.

Per qualcuno, infatti, il robot resta soprattutto un divertimento. È il caso di Matteo Suzzi, che si definisce un «artigiano» e da Imola ha portato i robot più simpatici visti nell'esposizione: il tastierista con 19 dita (concorrenza un po' sleale...) e il più piccolo RobotKea, «chiamato così - spiega - perché la testa è fatta di una ciotola di alluminio dell'Ikea». Con una webcam sulla testa il suo robottino sembra R2-D2 di Star Trek. «Per me resta soprattutto una passione - dice Matteo -: lavoro praticamente senza budget, con materiali di recupero o comunque a basso costo. Ma per febbraio sarà pronto il nuovo tastierista, con 10 dita e l'avambraccio mobile».

Fonte: http://www3.lastampa.it

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