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Wednesday, March 16, 2011

Avvistamenti, sfere di luce, misteri Quando gli Ufo sorvolano Milano

La censura di Mussolini, quegli E.T. a Segrate e la mansarda di Cinisello



La copertina della «Domenica del Corriere» del 15 aprile 1962: «Dischi volanti su Milano»
La copertina della «Domenica del Corriere» del 15 aprile 1962: «Dischi volanti su Milano»

Volendo parlare di Ufo a Milano, è facile verificare che ricorre tutta la casistica classica della materia: avvistamenti di dischi volanti dalle fogge tradizionali e non, sia di giorno sia di notte; sigari che vagano per il cielo; luci strane; globi luminosi; apparizioni eteree o uomini neri che gironzolano nei parchi, perché se c'è un disco deve esserci, a occhio e croce, pure l'alieno che lo pilota. È difficile stabilire se E.T. ami la Madonnina e apprezzi il panettone più che i simboli di altre località, tuttavia questo gioco tanto simile a «guardie e ladri» dura da una settantina d'anni.

Il punto alfa - Il 1933, infatti, viene identificato come il «punto alfa» dell'ufologia italiana, ovvero la prima volta che venne annotato qualcosa di strano e di emotivamente riconducibile a una dimensione non terrestre. Milano c'entra di rimando, perché l'Ufo in questione - ma all'epoca ancora non era stato coniato il nome e nemmeno si parlava dei Flying Saucers che l'imprenditore Kenneth Arnold avrebbe sdoganato solo nel 1947 -, coinvolse soprattutto la zona del Varesotto che si adagia tra Ticino e Lago Maggiore. Sesto Calende, per la precisione. L'oggetto non identificato si sarebbe schiantato proprio da quelle parti, in un'area che abbraccia pure Vergiate e che dal punto di vista militare era una zona «calda» perché lì c'erano gli stabilimenti della Siai Marchetti (ora confluita nell'Alenia). Nel giugno del 1933 qualcosa di strano accadde. Qualcosa sfrecciò sui cieli di Milano e infine precipitò tra Vergiate e Sesto. I fascisti parlarono di velivolo non convenzionale e immaginarono subito l'arma segreta di una potenza straniera. In realtà pensarono a ben altro e questo ce lo prova un duro lavoro effettuato dal Centro Ufologico Nazionale, capace addirittura di arrivare ai documenti ufficiali e ai dispacci dell'Agenzia di stampa Stefani.

L'ipotesi che quella «roba» cascata dall'alto non fosse opera umana fu accreditata al massimo livello, vale a dire Benito Mussolini. E fu il Duce, d'autorità, a ordinare la censura: anche la fuga di un sussurro sarebbe stata deferita al tribunale per la sicurezza dello Stato. Fu imbavagliato perfino l'osservatorio meteorologico di Brera e si procedette a varare il Gabinetto Rs33, costituito da scienziati ed esponenti del regime, presieduto (nominalmente) da Guglielmo Marconi ma controllato dall'Ovra, la polizia politica fascista. Era l'organismo che, fino al termine della Seconda Guerra mondiale, si sarebbe occupato degli avvistamenti, frequenti pure fra i piloti della Regia Aeronautica. Per la cronaca, l'oggetto schiantatosi sarebbe stato nascosto in un hangar della Siai, ma sul finire del conflitto quella struttura andò distrutta da un incendio che sarebbe stato doloso. Il mistero nel mistero.

A forma di zuppiera - Per venire a tempi più recenti, nelle centinaia e centinaia di avvistamenti rigorosamente catalogati da Alfredo Lissoni del Cun Lombardia (ma sottolineiamo che pure il Cisu - Centro Italiano Studi Ufologici -, l'altra grande associazione di appassionati della materia, dispone di un vasto archivio) spicca soprattutto un episodio del 14 gennaio 2005. A Segrate poco dopo mezzogiorno, un insegnante di lettere e sua moglie osservarono un oggetto che definirono «a forma di zuppiera». Erano nel centro della località dell'hinterland milanese e stavano aspettando dei conoscenti. Fu la signora ad accorgersi dell'Ufo, argentato lungo la circonferenza ma più scuro, di color ferro, nella parte inferiore. Non era fermo, vibrava nell'aria a circa 500 metri di altezza e ricordava il moto delle api che si avvicinano ai fiori. L'aspetto interessante della questione è che la loro testimonianza fu confermata dai quattro amici che nel frattempo avevano raggiunto la coppia.

Il caso Urzi - Ma non si può parlare di Ufo a Milano senza citare il famoso caso Urzi, che da dieci anni divide e scatena polemiche. Stiamo parlando di Antonio Urzi e di sua moglie Simona Sibilia, dal 2000 protagonisti di avvistamenti a raffica dalla loro mansarda a Cinisello Balsamo: addirittura 1.700 con ogni ben di dio, navi metalliche, sfere di luce, flotillas... Tutto rigorosamente documentato con filmati clamorosi. L'obiezione? Una, anzi due: prima di tutto, la finestra della mansarda è sempre la stessa e non c'è ancora una spiegazione logica al fatto che solo i due coniugi acchiappano gli Ufo nella zona; poi il caso Urzi ha avuto i suoi bravi ritorni commerciali (libri e dvd). E se vuoi screditare l'avvistatore, si sa, cherchez le business.

Vai al blog: misterobufo.corriere.it

Flavio Vanetti

Fonte: http://milano.corriere.it/

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