Gli americani inviati in supporto agli eroi giapponesi studiano anche il comportamento di una tecnologia molto diffusa nel loro Paese.
Non è solo supporto caritatevole. Monitorando cosa accade al reattore di Fukushima, verificando il tipo di interventi attuati dai giapponesi nella lunga fase critica, la squadra di tecnici Usa inviata da Obama all’alleato del Pacifico incamera dati e esperienze preziose che, Dio non voglia, potrebbero tornare molto utili negli anni a venire.
Nel mondo ci sono ben 32 reattori come quello giapponese colpito dallo tsunami. Sono di tipo Mark 1 e sono stati prodotti da General Electrics. Ebbene, in America ce ne sono ben 23, in 16 diverse centrali e in quasi tutti i casi si tratta di modelli che risalgono agli anni sessanta.
Le indagini dell’autorità di controllo Usa sugli impianti nucleari già negli anni settanta avevano ipotizzato di mettere da parte, mandandoli in pensione, questo tipo di reattori che appariva meno sicuro in caso di surriscaldamento. Ma poi non era successo nulla e negli anni ottanta i Mark 1 erano stati implementati con un ulteriore barriera di sicurezza per evitare la fuoriuscita di materiale radioattivo in caso di surriscaldamento eccessivo del combustibile e fusione delle protezioni. Fukushima è diventata così un banco di prova importante anche per le tante centrali Usa dotate di Mark 1. Gli undici esperti Usa al lavoro in Giappone trasferiranno le loro conclusioni alla Regulatory Commission, un'agenzia del governo federale creata nel 1975 con il compito di gestire in maniera indipendente la sorveglianza su reattori, materiali nucleari, scorie e combustibili atomici negli Stati Uniti.
Fonte: http://gogreen.virgilio.it/
No comments:
Post a Comment
Note: Only a member of this blog may post a comment.