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Wednesday, March 16, 2011

A Sellafield, incidente nucleare tenuto nascosto per 30 anni

Sellafield è il nome di un sito nucleare britannico situato sulla costa del mare d'Irlanda nella contea di Cumbria in Inghilterra.

Ospita sia un impianto di ritrattamento del combustibile nucleare irraggiato di proprietà di BNFL che la ex centrale elettronucleare di Calder Hall, dotata di un reattore di tipo Magnox e che fu il primo impianto commerciale di produzione elettronucleare al mondo.

Il reattore di Calder Hall è stato chiuso nel 2003. L'autorità britannica per lo smantellamento degli impianti nucleari ritiene che sarà possibile smantellarlo per il 2115, cioè dopo 160 anni dall'inaugurazione[1]. In alternativa è stato studiato un piano (con orizzonte temporale di 100 anni) per mantenere l'impianto, trasformandolo in una "attrazione turistica di valore storico"[2].

Sellafield è sede anche di altri impianti nucleari dismessi e per i quali non sono stati ancora definiti i tempi di smantellamento.

l complesso era originariamente denominato Windscale, dal nome di un reattore militare presente sul luogo. Tuttavia nel 1981, anche per via della cattiva immagine che questo sito si era fatto a causa di due incidenti a tale centrale accaduti nel 1957 e nel 1973, si preferì modificarne la denominazione.

  • Nello specifico, il 7 ottobre 1957 nel complesso nucleare di Windscale, dove si produceva plutonio per scopi militari, un incendio nel nocciolo di un reattore a gas-grafite (GCR) generò una nube radioattiva imponente, pari al 1/10 della bomba atomica di Hiroshima. I principali materiali rilasciati furono gli isotopi radioattivi di xenon, iodio, cesio e polonio. La nube attraversò l'Europa intera. Sono stati ufficializzati soltanto 300 morti per cause ricondotte all'incidente (malattie, leucemie, tumori) ma il dato potrebbe essere sottostimato. La radioattività su Londra giunse fino a 20 volte oltre il valore naturale, e Londra dista da Windscale 500 km. Il consumo di latte venne vietato in un raggio di 50 km.
    Livello dell'incidente su scala INES: 5 su 7.
  • Fra il 2004 e il 2005 nel THORP (Thermal Oxide Reprocessing Plant), un impianto di riprocessamento presente in loco, si verificò una perdita di 83 metri cubi di una soluzione di acido nitrico contenente uranio e plutonio. La perdita, proveniente da una conduttura incrinata, perdurò per ben 10 mesi e il liquido percolò nel bacino di acciaio inossidabile del contenimento secondario dell'impianto. La perdita di materiali fissili sciolti nell'acido fu stimata in venti tonnellate di uranio e 160 chili di plutonio. Il materiale, parzialmente riprocessato, fu drenato in vasche di stoccaggio, ma la riparazione della conduttura danneggiata è stata ritenuta non praticabile perché il livello di radiazioni presenti nella cella è così alto da rendere impossibile persino l'intervento dei robot automatizzati.
    Livello dell'incidente su scala INES: 3 su 7.[3][4]
Fonte: http://it.wikipedia.org/

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