Si tratta di un’ipotesi all’esame delle diverse formazioni politiche che stanno dando vita al nuovo Governo federale belga: il piano d’uscita dall’energia nucleare, su cui hanno raggiunto un’intesa domenica scorsa, prevede lo spegnimento definitivo delle due centrali attive nel paese entro il 2025
Anche il Belgio si appresta a congedare l’atomo
Il Belgio potrebbe essere il quinto paese europeo – dopo Germania (a partire dal 2022), Spagna (2028), Svizzera e Italia – a dire addio all’atomo con la chiusura di due centrali nucleari, quelle di Doel (quattro reattori per una potenza complessiva di 2.900 MW), a nord, e di Tihange (tre reattori per 3.024 MW di capacità), a sud, ancora attive nel paese. Un’ipotesi all’esame delle diverse formazioni politiche che stanno dando vita al nuovo Governo federale belga: il piano d’uscita dall’energia nucleare, su cui hanno raggiunto un’intesa domenica scorsa sotto la guida del probabile futuro primo ministro belga, il socialista Elio Di Rupo, prevede innanzitutto lo spegnimento dei primi tre reattori dei sette attivi in totale – vale a dire i più vecchi –nei prossimi quattro anni.
In seguito, entro il 2025, dovrebbe essere portata a termine anche la chiusura anche dei restanti quattro, a patto tuttavia che il paese riesca a trovare altre fonti di approvvigionamento in grado di garantirne la sicurezza energetica. Un compito non facile, a dire il vero, dal momento che a oggi il Belgio copre con l’elettricità proveniente dai suoi reattori in attività circa il 55% del proprio fabbisogno elettrico, una quota pari a circa 44 miliardi di kWh. Nel caso di successo si darebbe però attuazione a una vecchia legge del 2003 che già prevedeva un’uscita dal nucleare, mentre sarebbe completamente abbandonato un programma più recente, risalente al 2009 e frutto di un accordo tra l’allora Governo di Herman Van Rompuy con Electrabel (GDF Suez) che gestisce le due centrali, per prolungare di 10 anni la durata di vita dei tre reattori più vecchi. Una disposizione finora mai attuata a causa del crollo dell’esecutivo belga alla fine di aprile 2010 e della crisi politica che ne è seguita, e divenuta oggi molto impopolare dopo il disastro giapponese di Fukushima.
Secondo l’intesa di domenica, per dare attuazione al piano di abbandono del nucleare, il nuovo Governo, entro sei mesi dal suo insediamento, elaborerà un piano per l’individuazione di fonti energetiche diversificate. L’attenzione principale sarà rivolta al potenziale offerto dalle energie rinnovabili. (f.n.)
Fonte: www.zeroemission.tv
In seguito, entro il 2025, dovrebbe essere portata a termine anche la chiusura anche dei restanti quattro, a patto tuttavia che il paese riesca a trovare altre fonti di approvvigionamento in grado di garantirne la sicurezza energetica. Un compito non facile, a dire il vero, dal momento che a oggi il Belgio copre con l’elettricità proveniente dai suoi reattori in attività circa il 55% del proprio fabbisogno elettrico, una quota pari a circa 44 miliardi di kWh. Nel caso di successo si darebbe però attuazione a una vecchia legge del 2003 che già prevedeva un’uscita dal nucleare, mentre sarebbe completamente abbandonato un programma più recente, risalente al 2009 e frutto di un accordo tra l’allora Governo di Herman Van Rompuy con Electrabel (GDF Suez) che gestisce le due centrali, per prolungare di 10 anni la durata di vita dei tre reattori più vecchi. Una disposizione finora mai attuata a causa del crollo dell’esecutivo belga alla fine di aprile 2010 e della crisi politica che ne è seguita, e divenuta oggi molto impopolare dopo il disastro giapponese di Fukushima.
Secondo l’intesa di domenica, per dare attuazione al piano di abbandono del nucleare, il nuovo Governo, entro sei mesi dal suo insediamento, elaborerà un piano per l’individuazione di fonti energetiche diversificate. L’attenzione principale sarà rivolta al potenziale offerto dalle energie rinnovabili. (f.n.)
Fonte: www.zeroemission.tv
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