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Saturday, March 12, 2011

Come il nucleo terestre influenza il clima

I movimenti del nucleo esterno fluido disturbano il campo magnetico e la sua capacità di protezione dai raggi cosmici che a loro volta influenzano la formazione della copertura nuvolosa del pianeta

L'ultima conferma, sia pure indiretta, dell'influenza delle attività umane sul clima viene non da osservazioni dell'atmosfera, degli oceani o della superficie terrestre, ma del nucleo terrestre.

Una ricerca condotta da geofisici del Jet Propulsion Laboratory della NASA e dell'Università Diderot di Parigi, pubblicata sul Journal of Climate indica infatti una stretta correlazione fra le fluttuazioni naturali nella durata del giorno e l'esistenza di fluttuazioni naturali nelle temperature superficiali del pianeta, una volta che queste siano depurate degli effetti attribuibili ai gas serra legati alle attività dell'uomo.

La lunghezza del giorno, inteso come tempo necessario a una rotazione completa della Terra attorno al suo asse, fluttua leggermente attorno al valore medio di 24 ore. Nel corso di un anno la durata varia di circa un millisecondo, allungandola in inverno e riducendola in estate.

Ma la durata del giorno subisce anche fluttuazioni su periodi più lunghi, poliennali (due volte al decennio), decennalei e su periodi di diversi decenni, sui 65 e gli 80 anni, con variazioni per quest'ultimo tipo di fluttuazioni che arrivano ai 4 millisecondi.

Queste fluttuazioni sono troppo grandi per essere spiegate dai movimenti dell'atmosfera e delle masse oceaniche, e sono legate ai flussi di metallo liquido presenti nel nucleo terrestre, che possono essere dedotti dalle variazioni nel ampio magnetico del pianeta.

Già studi precedenti avevano rilevato una correlazione fra variazioni nella durata del giorno, e fluttuazioni fino a 0,2 °C nella media globale a lungo termine dell'aria alla superficie terrestre. Nella nuova ricerca i geofisici hanno condotto una revisione di questi studi determinando con maggiore accuratezza e affidabilità i valori relativi alle temperature del pianeta negli ultimi 160 anni, per poi metterli in relazione con i modelli climatici utilizzati nello studio degli effetti dei gas serra.

"La nostra ricerca mostra che negli ultimi 160 anni le variazioni decennali e di più lungo periodo nella temperatura dell'atmosfera terrestre corrispondono ai cambiamenti nella lunghezza del giorno se rimuoviamo il significativo effetto di riscaldamento legato agli effetti dei gas serra antropogenici. Lo studio implica che l'impatto dell'uomo sul clima negli ultimi 80 anni maschera la corrispondenza naturale che esiste fra rotazione della Terra, momento angolare del nucleo e temperatura alla superficie", ha osservato Jean Dickey, che con Steven Marcus e Olivier de Viron ha coordinato lo studio.

Quanto ai meccanismi in gioco i ricercatori ipotizzano che i movimenti del nucleo disturbino l'azione protettiva del campo magnetico rispetto ai raggi cosmici che a loro volta influenzano lla formazione della copertura nuvolosa del pianeta, che altera la quantità di luce solare riflessa nello spazio e intrappolata in atmosfera. (gg)



(12 marzo 2011)

Fonte: http://lescienze.espresso.repubblica.it/

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