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Wednesday, April 27, 2011

Alla ricerca di impulsi laser alieni


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Una delle domande attuali della ricerca dell'Istituto SETI riguarda la possibilità che qualche civiltà intelligente possa inviare nello spazio segnali laser ad impulsi. Questo tipo di approccio potrebbe sembrare arcaico, un pò come quando gli uomini del 18° secolo utilizzavano per comunicare, si fa per dire, la riflessione della luce solare mediante gli specchi oppure, successivamente, i telegrafi per comunicare da una nave ad un'altra. Di fatto, l'idea di utilizzare i segnali luminosi per stabilire un contatto cosmico non è molto vecchia.

Verso la metà del 19° secolo, sia il matematico e astronomo tedesco Carl Gauss che l'inventore francese Charles Cros suggerirono l'utilizzo di lanterne e specchi per attirare l'attenzione dei marziani. Oggi, con le tecniche più moderne, diventa affascinante l'idea di utilizzare impulsi laser di estrema intensità da trasmettere nello spazio. Alcuni scienziati del Lawrence Livermore National Laboratory hanno costruito un laser capace di inviare impulsi con una potenza pari a 1000 trilioni di Watt, nonostante gli impulsi siano di breve durata. Lo strumento si chiama Nova e non è certo il puntatore laser che usiamo quando facciamo le presentazioni in power point.

Immaginiamo allora di installare Nova su uno specchio di 10m e di focalizzare il suo fascio inviandolo nello spazio verso una stella che si trovi ad una distanza di circa 50 anni-luce. Si può calcolare, facilmente, che ogni impulso rilascerà circa 10 fotoni per metro quadrato che arriveranno sulla superficie dei pianeti extrasolari. Se confrontiamo questo valore con la luminosità emessa dal Sole in tutte le direzioni, che è di circa 4X1026 Watts, si trova che anche la luce solare raggiunge la superficie di quei pianeti, seppur distanti, pari a circa 250 milioni di fotoni per secondo. Quest'ultimo valore sembrerebbe sminuire la portata del nostro super laser ma certamente non è così se consideriamo un intervallo di tempo dell'ordine del trilionesimo di secondo quando arriva l'impulso. In altre parole, quel breve impulso laser fornisce 8 fotoni per metro quadrato contro un valore di 0.00025 fotoni per metro quadrato dovuti alla luce solare. Questo vuol dire che per un brevissimo intervallo di tempo, l'impulso laser supera la luminosità del Sole di circa un fattore 30.000!

Dunque, cosa fanno i ricercatori del SETI ottico? Essi puntano i loro strumenti verso stelle vicine, in termini di distanza, e contano i fotoni che arrivano durante brevissimi intervalli di tempo, dell'ordine del miliardesimo di secondo. La pioggia di fotoni che arriva dalla stella, precedentemente selezionata, causerà un picco, o due, nel conteggio dei fotoni, no più di questo. Se, però, qualche civiltà aliena ha costruito uno strumento simile al nostro e decide di puntarlo nello spazio, potrebbe accadere di registrare dei picchi di intensità nel segnale che stiamo analizzando. Insomma, potremmo avere a che fare con dei veri e propri "space cowboys" che stanno trasmettendo impulsi laser proprio come noi ce li immaginiamo. Sarebbe un modo fantastico di stabilire un contatto cosmico.

Questo tipo di esperimenti sono attualmente condotti da diversi ricercatori del SETI e da alcune università. Essi hanno già analizzato alcune centinaia di stelle alla ricerca di impulsi luminosi alieni e i dati sono in corso di elaborazione. Si spera, così, di avere un risultato significativo nei prossimi anni e che dia credito a questa tecnica in modo da poterla ottimizzare per i futuri esperimenti che hanno l'obiettivo di realizzare un contatto con una civilità intelligente.

Fonte: http://astronomicamentis.blogosfere.it

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