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PORDENONE – Le tre sfere luminose che fluttuavano verso i palazzi di via della Ferriera a Pordenone erano in realtà delle mongolfiere di carta, note anche come lanterne cinesi.
I presunti ufo erano stati avvistati la sera del 20 aprile. La notizia era rimbalzata in tutta Italia ed anche all’estero: sembra che i testimoni che avevano avvistato queste luci, si erano impressionati da quello che avevano visto e, essendo incapaci di tradurlo in un qualcosa di convenzionale, avevano detto di aver visto gli ufo, allertando anche le forze dell’ordine.
Il mistero è stato svelato da Sergio Bon, un residente: “All’inizio vedevi solo le luci – racconta – e arrivavano dal lago della Burida (vicino Pordenone n.d.r) ma non è qualcosa di misterioso, sono mongolfiere di carta – svela – Sì, lanterne cinesi. Una è atterrata sul nostro terrazzino”.
Bon ne ha conservato i resti: “Volevo buttarla nell’immondizia – afferma – Ho visto che sul giornale il primo giorno si parlava di Ufo, va bene, mi son detto. Ma poi, quando ho letto che la Procura avrebbe fatto indagini, mi sono sentito in dovere di fare chiarezza”.
Ed eccoli lì i resti della lanterna cinese. Il vento, che il giorno successivo all’atterraggio soffiava sul terrazzino l’ha strappata, ma la struttura originale è ancora visibile e potrebbe risolvere il giallo dell’avvistamento sopra il lago della Burida.
Lanterne cinesi. Si tratta di un piccolo palloncino aerostatico di carta che può arrivare a oltre 300 metri di altezza. Il principio di funzionamento è lo stesso dei palloni aerostatici: il calore di una fiamma (in questi casi come fonte viene usata cera) scalda l’aria all’interno diminuendone la densità e fa salire la struttura che la contiene. A grande altezza e distanza le lanterne appaiono come un piccolo globo luminoso. Non è la prima volta che vengono scambiate per Ufo.
L’oggetto è planato lentamente verso il terrazzino. “Era ancora fumante”, precisa Bon mostrando i resti della mongolfiera di carta bianca, sottile, fissata a un cerchio di legno leggerissimo, a cui sono applicati due fili di metallo molto sottili, sistemati a croce, ora anneriti dalla fiamma usata per far volare l’oggetto.
“Le lanterne erano tre – conclude Sergio Bon. – Una l’abbiamo persa di vista, una è atterrata sul nostro terrazzino, l’altra è finita del tetto del palazzo di fronte”. Mistero risolto?
Fonte: http://www.blitzquotidiano.it
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