Siamo nella Settimana di Pasqua e, come ogni anno, la carne di agnello abbonderà sulle tavole degli italiani, come vuole la tradizione. Pochi vi rinunciano ed alcuni, secondo un rito che si tramanda da secoli, acquistano dall'allevatore gli agnellini o capretti (foto) vivi per poi sacrificarli nel cortile di casa propria. Una macellazione, barbara come ogni uccisione, a cui assistono anche i bambini, cosa che non potrà non lasciare un segno nella loro crescita.
Uccidere un agnello o un agnellino da latte significa macellare una vita di pochi giorni: la retorica della morte prematura, che accompagna ogni evento tragico che coinvolga piccole vittime, in questo caso è perfettamente calzante. Se vi è capitato di assistere all'uccisione di un agnello, sapete bene che quasi tutti i sensi vengono interessati dalla percezione della morte.
L'agnello, appena tolto alla madre da cui, in qualche caso, riceve ancora il latte e non ha mai brucato l'erba (gli esperti della gastronomia ritengono questo un fattore determinante per la qualità della carne!), viene condotto nel luogo dove sarà macellato senza fare resistenza: gli ovini sono animali per natura docili e quelli appena nati lo sono ancor di più.
A questo punto, per tranquillizzarlo, qualcuno lo accarezzerà sulla testa e sul dorso: magari questo qualcuno, nell'immagine della famigliola che abbiamo ipotizzato, è un bambino, che sente al tatto la morbidezza dell'agnello, che sembra uno di quei mille peluche che prendono polvere nel sua stanzetta. Intanto i grandi preparano tutto per il rito, ma l'agnellino non ci bada: è tranquillo, si sente coccolato.
Poi arriva qualcuno a portarlo via e gli lega una zampina con una corda: l'agnello ancora non si allarma, in fondo è abituato alle corde. Poi, d'improvviso, viene issato a testa in giù ed è in quel momento che, pur non avendo neanche un mese di vita, capisce tutto e inizia a belare. E' un grido disperato, di chi è terrorizzato dall'incertezza di cosa gli stia accadendo e dalla percezione di un tradimento da parte di chi credeva lo avesse accolto con le migliori intenzioni.
Quindi si avvicina qualcuno alla sua gola con un coltello e gli trafigge la giugulare: il belato diventa acutissimo, l'agnello inizia a scuotersi e a perdere molto sangue, che schizza un po' dappertutto. Il suo grido è incredibilmente simile al pianto di un bambino e forse in qualcuno sorge la considerazione che quello che si sta facendo è drammaticamente simile a un infanticidio. L'odore del sangue e della morte che sopravanza invade le narici di tutti i presenti; la vista è catturata dal volto dell'agnello che si spegne piano piano, l'udito dal grido di dolore che va lentamente sfumando.
L'agnellino è morto. Il suo cadavere sarà sezionato con cura da mani abili con i coltelli e i migliori tagli della sua carne saranno subito destinati alla cottura, proprio come si faceva tanti anni fa: le ricette sono svariate e gli altri ingredienti ne plasmeranno il sapore, rendendolo appetitoso. Ma, se si gusta con attenzione, nessuna cottura e nessuna spezia potranno mai eliminare il sapore di morte dalla carne.
Buona Pasqua a tutti!
Andate a vedere il mio commento e le mie risposte alla notizia apparsa su San Marino Notizie qualche giorno fa, dove uno psicopatico sta uccidendo cani e gatti avvelenandoli, uno scambio di battute tra me e il direttore della testata che ritiene giusto perseguire chi fa queste stragi infami, e però quando domando se chi ha scritto l'articolo è vegetariano, risponde in maniera maleducata che le mie motivazioni sono sciocche e fuorvianti.
http://unpugnonellocchio.blogspot.com/
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