Tra i primi a ragionare sulla vita extraterrestre troviamo Diogene Laerzio che racconta di Anassagora e della sua convinzione: la luna è abitata. Nella sua De Rerum Natura (siamo nel 70 d.C. circa), indagava la possibilità di vita in altri mondi: «Pertanto dobbiamo capire che esistono altri mondi in altre parti dell'Universo, con tipi differenti di uomini e di animali.» È noto come l’idea sia stata osteggiata dal Cristianesimo; tuttavia il cardinale e teologo Nicola Cusano, nella sua opera più rilevante e nota, il De Docta ignorantia, che risale al 1440, aveva il coraggio di ammettere la possibilità che Dio potesse avere creato altri mondi e altri essere razionali, in uno spazio infinito. Non poteva, a quel punto, concludere che anche gli altri esseri razionali dovevano per forza essere stati creati a immagine di Dio.
Toccò poi al povero filosofo e frate domenicano Giordano Bruno. Sappiamo come finì: condannato come eretico, fu messo al rogo nel 1600. Era potente, però, la sua convinzione sulla possibilità che altri mondi esistessero. Va precisato: Bruno non fu condannato per questa intuizione, non è tra i capi d'accusa, non c’è traccia nella sentenza. Con la scoperta del telescopio e con gli studi di Galileo la vita extraterrestre era data per scontata nei salotti colti del XVII secolo. Nell'Ottocento l'idea dilagò e si diffuse a livello popolare. L’incessante e veloce miglioramento tecnologico dei telescopi rifrattori ha fatto di volta in volta immaginare sempre più clamorose scoperte e passando per l’attività di famosi scienziati (a esempio l'astronomo francese Camille Flammarion, convinto che vi fossero altri pianeti abitati; Giovanni Vincenzo Schiaparelli e Percival Lowell che furono convinti, poi smentiti, della natura artificiale e senziente esistenza dei canali di Marte). L'esistenza dei canali venne confutata da osservazioni attente, ma ormai si era tutti convinti a livello popolare.
Toccò, poi, nel 1961, a Frank Drake imporre l’omonima equazione per stimare il numero di civiltà possibili nella Via Lattea. Con l’ufologia, e siamo negli anni quaranta del secolo scorso, il dibattito sull'esistenza degli extraterrestri si è fatto più serrato. In molti hanno affermato l’idea, per molti risibile, che gli alieni visitino regolarmente il nostro pianeta a bordo degli UFO. Il passo successivo: le missioni spaziali che dalla fine degli anni sessanta hanno provato a chi ancora ci credeva (tanti) che le affermazioni degli scienziati fossero esatte: la superficie degli altri pianeti del sistema solare era, come è, troppo inospitale per consentire la vita di esseri complessi. Realistica, invece, appariva l’esistenza di microorganismi sia in altri pianeti che nelle rispettive lune. Da tutto ciò era inevitabile giungere all’idea che esistessero mondi abitati extrasolari, ma anche alla intuizione delle difficoltà nell’interagire. Non si non considerare la elevatissima distanza tra le stelle, che pone infiniti dubbi sulla possibilità concreta di scambiare messaggi. Occorrerebbero molti anni, forse secoli, per raggiungere le stelle più prossime.
Ciò sarebbe vero anche se si dimostrasse la possibilità concreta di superare la velocità della luce. Si ricorda che la teoria di Einstein solo da pochissimo pare si possa superare, ma val la pena ricordare: con la sua “relatività” assumeva che nessun corpo può viaggiare alla velocità della luce, giacché a quella velocità la materia si converte per intero in energia e lo spazio-tempo si contrae e si azzera.
Il fatto che la velocità della luce possa essere superata, porterebbe solo alla necessità di rivedere molte teorie, ma non è detto che ciò consentirebbe di rendere più agevole i contatti tra civiltà interstellari. Resterebbe, in ogni caso, anche la ovvia differenza tra gli stati evolutivi, con dubbi sulla concreta possibilità di comunicare. Sarebbe ineludibile cercare un linguaggio comune: non facile da conseguire, ma sarebbe già un’altra storia, significherebbe almeno potersi guardare … Tutto ciò non elimina il fatto che si ragiona su una sola forma di vita: quella basata sul carbonio. Questo è di certo un limite. Altre forme di vita potrebbero essere basate, a esempio, sul silicio e su chissà quanti altri elementi reperibili nelle profondità dell’universo, addirittura a noi sconosciuti.
Eliminando qualsiasi forma di antropocentrismo, resterebbe aperta ogni porta e potrebbero, perché no, risultare plausibili le previsioni dell’astronomo russo Andrei Finkelstein, secondo cui entro un paio di decenni si dovrebbe poter incontrare gli alieni.
Fonte: http://www.zazoom.it
Commento di Oliviero Mannucci: Quanta dotta ignoranza vedo in giro quando si tratta di negare la vita extraterrestre da parte di certi "scienziati", che se sapessero veramente come stanno le cose?! La statistica e la razionalità invece ci dice che la nostra sola galassia formata da miliardi di stelle ( siccome ci siamo noi) è sicuramente abitata da molte altre civiltà intelligenti anche più di noi. La menata della velocità della luce non è un limite, in quanto Eistein parlava anche che è possibile curvare lo spazio per annullare le distanze stellari, e comunque la velocità della luce è solo un confine tra due mondi, quello subluminale e quello superluminale. Quando all'inizio dell'ottocento venne fatto il primo treno, molti "dottori" sostennero che l'uomo non avrebbe mai potuto viaggiare oltre i 50Km/h pena il disfacimento del suo corpo. Oggi i TGV viaggiano a 300 km/h con buona pace di tanti dotti ignoranti.
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