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Sunday, March 20, 2011

Droni Usa per osservare i reattori

La paura del contagio arriva alla California. Si scatena la corsa alle pillole di iodio

CORRISPONDENTE DA NEW YORK
I droni per scrutare dentro i reattori danneggiati, i tecnici nucleari a fianco della task force giapponese e una «no go zone» di 80 km attorno alla centrale di Fukushima: il Pentagono accresce l’impegno nella crisi atomica accogliendo l’appello di Tokyo. È stato il portavoce del premier nipponico a far sapere, ieri mattina, che la richiesta di aiuto alle «forze militari americane» era stata inviata a Washington. E non solo per fronteggiare l’emergenza degli aiuti, ma anche per tentare di evitare la fusione dei reattori danneggiati che innescherebbe una catastrofe nucleare.

Poche ore dopo erano fonti del Pentagono a far sapere l’entità delle prime decisioni adottate. I droni Global Hawk hanno iniziato a pattugliare senza interruzione i cieli della centrale investita dallo tsunami con la missione di scattare foto con i sensori a infrarossi per riuscire a vedere cosa avviene dentro gli edifici dove si trovano i reattori, attorno ai quali sono stati riscontrati i livelli più alti di radioattività. «La carenza di informazioni in mano alle autorità giapponesi sui danni arrecati dal sisma agli edifici dei reattori è uno dei maggiori problemi - spiega Arjun Makhijani, presidente dell’Istituto per la ricerca energetica di Washington - e i Global Hawk hanno strumenti talmente sofisticati da poter cercare le risposte che servono». Oltre ai droni, il Pentagono ha posizionato nella task force nucleare di Tokyo un imprecisato numero di «tecnici» che, secondo indiscrezioni, verrebbero dai ranghi della Us Navy perché alcune delle unità che si trovano nelle acque giapponesi appartengono all’arsenale nucleare. Per Kevin Kamps, specialista in scorie nucleari, «un’indicazione chiara su cosa i giapponesi vogliono da noi è venuta da Hillary Clinton che due giorni fa ha parlato di necessità di raffreddare i reattori» e dunque «le nostre unità nucleari della Marina forse stanno tentando questo». Proprio a seguito dei primi interventi da parte del personale militare, il Pentagono ha però diramato un ordine che ha colto di sorpresa le autorità di Tokyo creando una «no go zone» intorno ai reattori di Fukushima di 80 km rispetto ai 20 km stabiliti dal Giappone. Il colonnello Dave Lapan, portavoce del Pentagono, smussa le differenze: «Se abbiamo impedito l’accesso ai nostri militari in un’area di 80 km attorno ai reattori è per precauzione e, se necessario, potranno esserci delle eccezioni».

Sono già venti i militari Usa rimasti contaminati e ciò ha portato a riposizionare le unità della Us Navy più lontane dalle coste. È stata una di queste navi a rilevare la presenza di radiazioni a circa 200 miglia nautiche a Ovest di Fukushima, ovvero il doppio della distanza percorsa nell’Oceano Pacifico rispetto al precedente avvistamento. Sono tali notizie che in più città della California hanno innescato la corsa all’acquisto di pillole per la protezione della tiroide, anche perché Regina Benjamin, responsabile della Salute nel governo federale con la carica di «Surgeon General», durante una visita a San Francisco si è lasciata sfuggire il suggerimento di acquistare tavolette di iodine per tutti gli abitanti della baia. Il presidente Obama ha dedicato alla crisi nucleare una raffica di incontri nello Studio Ovale: iniziati con il vice Biden e terminati con Robert Gates, capo del Pentagono.

Fonte: http://www.lastampa.it/



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