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Friday, April 15, 2011

Nasa: i limiti dei voli umani nello spazio

Limiti_uomo_spazio

Quasi 50 anni dopo il primo volo umano nello spazio, la Nasa non è attualmente nelle condizioni migliori per inviare astronauti in lunghi viaggi nello spazio profondo, perché negli ultimi anni il programma di scienze fisiche e naturali dell'Agenzia è stato drammaticamente ridotto in termini di ambiti e dimensioni, come si legge in un recente rapporto. Tuttavia, secondo un rapporto del Consiglio Nazionale delle Ricerche, la Nasa potrebbe ottenere le intuizioni e le innovazioni necessarie per mandare l'uomo nello spazio, spingendosi in luoghi mai visitati fino ad ora - anche su Marte - se l'Agenzia sosterrà sé stessa ed il suo programma di scienze fisiche e naturali attraverso una leadership forte ed un finanziamento stabile.

Il rapporto, intitolato 'Ritrovare un futuro per l’esplorazione dello Spazio: scienze fisiche e naturali per una nuova era', è stato rilasciato lo scorso 5 aprile dal Consiglio per contribuire alla definizione di un ordine del giorno per la ricerca spaziale del prossimo decennio. Il successo della Nasa per l'esplorazione umana dello spazio fino ad oggi si è basato su grandi programmi di studio delle scienze fisiche e naturali.

Come osserva il rapporto, un programma di previsione di ricerche di questo tipo potrebbe aiutare a condurre a dei viaggi interplanetari e ad una conoscenza fondamentale avanzata della vita, dei materiali e delle tecnologie che potranno avere ricadute positive sulla Terra.

Tuttavia, secondo la commissione che ha redatto il rapporto, gli anni di sfide finanziarie e le priorità date ad altri programmi della Nasa non hanno dato al programma di scienze fisiche e naturali dell'Agenzia alcun crisma di istituzionalità, facendola regredire in modo significativo. Di conseguenza, la Nasa è ora in pessime condizioni per sfruttare appieno le grandissime opportunità presentate dall’International Space Station's laboratory environment. Ad un certo punto, nel periodo 2001-2002, la ricerca nelle scienze fisiche e naturali era un programma integrato, che riceveva circa 500 milioni di dollari l'anno", ha detto Elizabeth Cantwell, co-presidente della commissione che ha redatto il rapporto e direttore sviluppo missione alla Lawrence Livermore National Laboratory in California. “Ci sono stati una serie di riorganizzazioni e cambiamenti da allora al 2010, con il più grande cambiamento nel 2006-2007 ed una serie di linee di ricerca sono state ripartite in nuove strutture di gestione o eliminate". Al sito Space.com, Cantwell ha dichiarato che "è difficile ricostruire a quanto ammonti la quota di finanziamento eliminata, ma sembra ci sia stato una riduzione tra i 150 ed i 200 milioni di dollari, con un taglio ad una fondamentale area di ricerca.

C’è bisogno di una leadership forte - scrive la commissione - con un know-how scientifico per evidenziare quanto siano importanti le scienze fisiche e naturali nell’esplorazione umana e per contribuire a dar loro il valore che meritano”.

Il rapporto conclude dicendo che ristabilire il programma in un'unica struttura di gestione in un’adeguata area dell'agenzia sarà la chiave per il successo del programma, anche se la commissione non dà indicazioni sull’area da scegliere. Inoltre, si legge che una base di finanziamento stabile ed adeguata è necessaria per sostenere un robusto programma di ricerca che attragga i migliori scienziati. "Un programma mirato di scienze fisiche e naturali - ha concluso Elizabeth Cantwell – potrà far arrivare a risultati che porteranno la comunità spaziale, i politici ed i cittadini americani a realizzare che siamo pronti per la prossima importante fase di esplorazione umana dello spazio".

Le aree in cui, secondo il rapporto, la Nasa dovrebbe concentrare la futura ricerca sulle scienze fisiche e naturali includono:

  • Un efficace programma di contromisure per combattere gli effetti negativi dell'ambiente spaziale sulla salute e le prestazioni degli astronauti, che permetterebbe missioni di esplorazione umana dello spazio più lunghe;

  • Gli effetti che la gravità o la mancanza di essa hanno sulla biologia, una cui più profonda comprensione potrebbe non solo aiutare gli astronauti a contrastare la perdita di tessuto osseo in condizioni di microgravità, ma forse anche rallentare la perdita di tessuto osseo con l'invecchiamento;

  • Depositi di carburante orbitale per carburanti a razzi criogenici;

  • Raccogliere o produrre grandi quantità d’acqua sulla Luna o su Marte;

  • Anticipare i frutti delle ricerche sui materiali ignifughi, antincendio, sui sensori antincendio e sulla combustione in microgravità, che costituiscono la base per un sistema completo di sicurezza antincendio, riducendo notevolmente il rischio di catastrofi;

  • Celle a combustibile rigenerativo in grado di fornire energia per lunghi periodi a tassi elevati, da utilizzare non solo al buio sulla superficie della Luna, ma potenzialmente sulla Terra.

La ricerca sulle scienze fisiche e naturali può favorire missioni spaziali e, vantaggio unico, l’accesso allo spazio permetterà anche una ricerca cruciale che a sua volta può essere attivata sulla Terra", ha dichiarato Wendy Kohrt, professore all'Università di Denver (Colorado) e co-presidente della commissione che ha redatto il rapporto. "Con il vantaggio dell'ambiente spaziale – ha spiegato Cantwell - crediamo ci sia la possibilità di fare significativi progressi nelle conoscenze scientifiche fondamentali. La commissione che ha redatto il rapporto si è unita alle conclusioni della NASA e dello staff del congresso. di essere preso sul serio. La sfida che devono prendere in considerazione è come fare affinché la ricerca del prossimo o dei prossimi due decenni non solo mantengano in vita l'esplorazione umana dello spazio, ma la facciano andare avanti”.

Antonino Neri

Fonte: http://www.nextme.it

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