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Thursday, July 7, 2011

Riscaldamento globale ed acidificazione dei mari: Oceani in emergenza


oceani

Un gruppo internazionale di 27 scienziati di 18 organizzazioni di 6 Paesi hanno lanciato l’allarme sui nostri mari in un documento, che rappresenta la sintesi dei lavori di un seminario che si è svolto in aprile all’Università di Oxford.

Secondo i ricercatori riscaldamento, acidificazione ma anche pesca eccessiva, inquinamento e acque senza ossigeno rappresentano i fattori di allarme rosso per i mari del mondo e per le specie che vi abitano: questi elementi insieme stanno creando le condizioni di distruzione e che tre di essi (mancanza di ossigeno, riscaldamento e acidificazione), scrivono gli scienziati, erano presenti anche in ognuna delle precedenti fasi di estinzione di massa registrate nella storia della Terra.
Alex Rogers, Direttore Scientifico del Programma internazionale per gli oceani (Ipso) sottolineando che l’effetto cumulativo ha affermato: “I risultati sono scioccanti, é ben più grave di quanto si fosse registrato individualmente.” Dan Laffoley, dell’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn) e co-autore del rapporto, ricara la dose: “Gli esperti sono sorpresi dalla velocità e la portata dei cambiamenti che stiamo vedendo”.
“Le sfide per il futuro degli oceani sono enormi; A differenza delle generazioni precedenti sappiamo cosà accadrà e lo sappiamo ora. Il tempo per proteggere il cuore azzurro del nostro pianeta è ora, oggi ed urgente. Stiamo vedendo le conseguenze per l’umanità che avranno un impatto sulla nostra vita e, ancora peggiori, su quella dei nostri figli e delle sucessive generazioni”.

“Il tasso dei cambiamenti è di gran lunga superiore a quello che ci aspettavamo anche un paio di anni fa” – ha affermato Ove Hoegh-Guldberg, specialista di coralli presso l’Università di Queensland in Australia – “Alcune specie di pesci sono già state pescate ben oltre i loro limiti. Quindi, se si guarda a quasi tutto, che si tratti della pesca nelle zone temperate o delle barriere coralline o della riduzione del ghiaccio marino artico, siamo in piena evoluzione, ma ad un ritmo molto più veloce di quello che pensavamo”.

“Il rapporto – ha affermato Marco Costantini, responsabile del programma mare del Wwf Italia – mette in evidenza che la velocità dei fenomeni di degrado è di molto superiore a quanto finora preventivamente pianificato. Qui non si tratta di allarme ma di dati e di numeri alla mano”.

Gli scienziati nello specifico hanno analizzato 50 recenti documenti di ricerca da parte di esperti di oceani, ed hanno evidenziato che i livelli di carbonio assorbiti dai mari del Pianeta oggi “sono già molto più elevati rispetto all’epoca dell’ ultima estinzione di massa di specie marine, circa 55 milioni di anni fa, quando alcuni gruppi di animali hanno subito il 50% di perdite”. Un singolo evento di sbiancamento di massa poi, avvenuto nel ’98, ha ucciso il 16% di tutte le barriere coralline tropicali del mondo.

Una grande parte la fa la pesca intensiva che ha ridotto alcuni stock ittici commerciali di oltre il 90%. Inoltre anche l’inquinamento fa la sua parte con sostanze nocive, tra cui ritardanti di fiamma e muschi sintetici che si trovano nei detergenti, che sono state rintracciate nei mari polari, e che possono alla fine arrivare ai pesci.

“Il rapporto – ha commentato Marco Costantini, responsabile del programma mare del Wwf Italia – mette in evidenza che la velocità dei fenomeni di degrado è di molto superiore a quanto finora preventivamente pianificato. Qui non si tratta di allarme ma di dati e di numeri alla mano”.
Secondo l’Ipso questo nuovo allarme oceanico globale deve spingere a prendere tre decisioni concrete: la sospensione immediata della la sovra-pesca, sopratutto in alto mare dove attualmente è regolamentata in maniera più che insufficiente; mappatura e riduzione degli input degli inquinanti, inclusi plastica, fertilizzanti agricoli e rifiuti; ed attuazione subito di un taglio significativo delle emissioni di gas serra.

Fonte: http://www.ilsostenibile.it

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