Il limite fissato dalle autorità giapponesi per le radiazioni è di 20 millisievert ritenuto fascia di sicurezza. Ma questo limite viene duramente contestato dalle associazioni francesi (che di nucleare se ne intendono) poiché è il medesimo che viene applicato ai lavoratori del nucleare, tra i più esposti, ossia quelli conosciuti come “categoria A”. La loro dose di esposizione è costantemente monitorata però e sono seguiti da medici. Anche ai bambini di fukushima sarà fornito, come ai lavoratori del nucleare, un dosimetro per calcolare la quantità di radiazioni a cui sono sottoposti. Il punto è che sono bambini che non hanno scelta mentre i lavoratori hanno scelto il loro rischio. Per un lavoratore del nucleare una contaminazione interna dovrebbe essere un evento eccezionale; per i bambini di Fukushima rischia di diventare routine.
Che vi sia contaminazione da cesio dunque è certo. Ultima dimostrazione le analisi sulle urine condotte da ACRO su un campione di 10 bambini dai 6 ai 16 anni che vivono nella città di Fukushima: contengono cesio 134 e cesio 137 che non dovrebbero proprio esserci. Inoltre sebbene decadano in pochi giorni non sono esenti dall’effetto accumulo, restando le persone comunque nei luoghi contaminati in una condizione di continuo assorbimento.
Riporta Temoignage chretienne i dati raccolti a Fukushima città dagli ingegneri del CRIIRAD:
Hanno registrato in una scuola e in diversi quartieri un tasso di radiazioni a un metro dal suolo venti volte superiore a quanto stabilito dalle norme internazionali. Sottolineano che le radiazioni sono elevate anche all’interno delle abitazioni incluse quelle al quarto piano. Nelle camere sul tatami dove dormo anche i bambini le dosi sono superiori di 3 volte e di 6 volte nel salone.
Fonte: http://www.ecoblog.it/
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