Per la prima volta un cellulare arriva nello spazio, ma ad utilizzarlo sarà un robot. Un accordo tra Nasa, Samsung e Google ha infatti portato a bordo dell’ultimo volo dello shuttle Atlantis, c’erano dei cellulari Nexus S, che sono stati integrati ai robot Spheres che si trovano sulla Stazione spaziale internazionale.
Nati da una ricerca del MIT, gli Spheres (Synchronized Position Hold, Reorient, Experimental Satellites) sono simili ad un pallone da calcio: 20 centimetri di diametro, 18 facce e 3,5 kg di peso. Nascono per controllare la stazione spaziale all’esterno, in cerca di eventuali problemi. Gli speciali automi - come descritto in un articolo su Corriere.it - hanno un sistema di propulsione ad anidride carbonica, un sistema di controllo del volo, batterie, dispositivi di comunicazione ed altri sensori. Attraverso un sistema Wi-Fi un computer portatile invia loro il programma delle azioni da compiere, che le Spheres eseguiranno autonomamente. Le operazioni da imparare sono diverse ed impegnative: i robot devono saper volare in formazione tutti insieme, a distanze precise, devono riuscire ad evitare scontri accidentali fra loro e con gli altri ostacoli (le pareti della stazione, gli strumenti scientifici, gli astronauti etc.) e con i loro sensori vanno alla ricerca di oggetti precisi, che devono riconoscere.
Adesso la Nasa ha deciso di ampliare ulteriormente le mansioni delle Spheres e, grazie all'accordo con Samsung e Google, è stato scelto lo smartphone Nexus di Google e collegato a Spheres. “Connettendo uno smartphone è possibile rendere le Spheres immediatamente più intelligenti”, ha spiegato l’ingegnere D.W.Wheeler, responsabile dell’Intelligent Robotic Group del centro di ricerca Nasa Ames a Moffett Field (California). “Con Nexus - ha aggiunto Wheeler - i tre robot avranno a disposizione una fotocamera integrata per scattare immagini e video, sensori per effettuare ispezioni, un potente processore per svolgere calcoli e misurazioni ed una connessione Wi-Fi che trasferirà i dati in tempo reale agli astronauti della stazione”.
Antonino Neri
Fonte: http://www.nextme.it
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