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Wednesday, July 20, 2011

Sarà indiana la prossima Fukushima?

Diverse associazioni indiane hanno scritto al presidente francese Nicolas Sarkozy per chiedere che la Francia non sostenga il progetto della gigantesca centrale indiana di Jaitapur, dove continuano le proteste e la repressione violenta da parte della polizia. La centrale dovrebbe sorgere sulla costa dello Stato del Maharashtra, nell'India occidentale, e dovrebbe essere dotata di 6 reattori di Areva, per 9.900 megawatt totali, il che ne farebbe il più grande complesso nucleare del mondo.

Ma le associazioni francesi sottolineano che «all'indomani della catastrofe di Fukushima, la sismicità della regione preoccupa gli abitanti e le associazioni ecologiste che il 12 luglio scorso hanno inviato una lettera a Nicolas Sarkozy perché la Francia non accordi la garanzia alle esportazione che essa ha deciso di fornire». Per Les amis de la Terre, Greenpeace e Réseau Sortir du nucléaire, «il progetto della centrale a Jaitapur presenta tutti i rischi di un incidente nucleare» e per questo scrivono a Sarkozy: «Sarebbe un'estrema follia sostenere la costruzione di uno dei complessi nucleari più importanti del mondo e questo in una zona a rischio sismico, di un Paese che ha bassi standard nucleari, con immensi problemi di corruzione e che non dispone di un regolamentatore indipendente né di esperienza nella gestione di reattori di questa importanza».

La associazioni antinucleari indiane e francesi sono convinte che «l'ombra di Fukushima aleggi anche sulla centrale indiana, le similitudini di Jaitapur con la centrale giapponese la rendono vulnerabile ad incidenti gravi». Le critiche sono rivolte soprattutto alla localizzazione delle piscine del combustibile esausto al di fuori dell'edificio del reattore, alla vicinanza della sala di controllo al reattore, che la renderebbe inaccessibile in caso di gravi fughe radioattive, ed al posizionamento dei generatori di emergenza troppo vicini al terreno, il che li renderebbe vulnerabili alle inondazioni.

Inoltre, secondo le associazioni, «Gli studi di impatto ambientale non sono stati comunicati alle popolazioni locali. Il progetto ha così portato a grandi conflitti sociali e ad una forte opposizione locale. Non più tardi dell'aprile scorso, un manifestante è stato ucciso dalla polizia e più di 1.500 persone sono state imprigionate in seguito a manifestazioni contro Jaitapur».

Ad aprile il ministro dell'ambiente indiano, Jairam Ramesh, aveva riaffermato l'intenzione del governo centrale di New Delhi di procedere alla costruzione di 6 reattori nucleari a Jaitapur, un investimento da 10 miliardi di dollari che fa gola al gigante nucleare francese Areva, che nel dicembre 2010 aveva firmato due accordi per fornire almeno due reattori Epr all'India e combustibile nucleare per 25 anni. Areva era al seguito di Sarkozy, in visita ufficiale in India, che annunciò fiero che la vendita dei due Epr per Jaitapur era «Un préludio ad una serie di 6».

Mentre i francesi protestano o sperano di piazzare 6 Epr per trasformare Jaitapur in una centrale nucleare made in france, in India l'Atomic Power Project Rajasthan (Appr) ha avviato ufficialmente la costruzione dei reattori 7 ed 8. Si tratta di due reattori pressurized heavy-water reactors (Phwr) da 700 MWe l'uno, interamente di progettazione indiana, che dovrebbero entrare in funzione tra giugno e dicembre del 2016.

Nonostante le crescenti proteste il governo indiano va avanti come un panzer sulla sua pericolosa strada del nucleare civile/militare, sostenuto entusiasticamente da occidentali e russi nonostante non abbia mai sottoscritto il trattato di non proliferazione nucleare.

Il costo dei due nuovi reattori Phwr è valutato in 123,2 miliardi di rupie (2,6 miliardi di dollari). Nel maggio 2010 l'Hindustan Construction Company (Hcc) si è aggiudicata un contratto da 8,88 miliardi di rupie (188 milioni $) per iniziare a costruire le principali infrastrutture per ospitare i reattori 7 e 8 dell'Appr. In molti non si sono meravigliati, visto che l'Hcc ha costruito tutti e 6 gli edifici dei reattori già esistenti, che ospitano Phwr di varie dimensioni, alcuni dei quali ormai pericolosissimi ferrivecchi, dato che il primo è entrato in funzione nel 1973, mentre il numero 6 è attivo da quest'anno.

Nel 2009 Il governo indiano, insieme ai reattori dell'Appr ha dato il via libera anche alla costruzione di due nuovi Phwer, , il 3 e il 4, da 700 MWe l'uno, a Kakrapar, nello stato del Gujarat, la cui costruzione è stata avviata rispettivamente nel novembre 2010 e nel marzo 2011 e che dovrebbero entrare in servizio nel 2015.

Tempi e costi impossibili per le centrali nucleari occidentali e che per questo rendono gli impianti indiani ancora più insicuri, dato gli evidenti bassi standard di sicurezza e il modo in cui si trascurano gli aspetti ambientali e sismici.

In India attualmente sono in funzione 20 reattori nucleari per 4.780 MWe, ma si stanno costruendo altre 7 e unità con una capacità complessiva di 5.300 MWe. Quando i nuovi reattori saranno pronti l'India avrà a disposizione 10.08 MWe di nucleare. La costruzione delle altre contestatissime centrali aumenteranno la capacità nucleare ad almeno 20.000 MWe entro il 2020.

Una corsa folle in uno Stato che si prepara ad una possibile guerra atomica con il Pakistan, una minaccia per il mondo che potrebbe far diventare un pallido episodio lo spettro nucleare di Fukushima.

Fonte: http://www.greenreport.it


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