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Thursday, July 7, 2011

Extraterrestri a Varsavia

Testo di Alice Piciocchi

Per chi pensa che gli extraterrestri non esistano è il momento di ricredersi. Il 2 luglio un UFO è atterrato nella piazza Na Rozdrozu di Varsavia e ogni giorno di più sta prendendo forma e consistenza. Non si tratta di uno scherzo ma di “Unexpected Fountain Occupation”, ultimo progetto del collettivo francese Exyzt, che da oramai un mese sta trasformando uno spazio dimenticato e inutilizzato in un luogo di incontro, accoglienza e intrattenimento.

L’iniziativa è una delle tante che l’amministrazione sta promuovendo per sostenere la sua candidatura a Capitale della Cultura 2016. Chiedo direttamente ad Alexander Roemer gli sviluppi di questa struttura temporanea nata in mezzo ad una rotonda…

_Immagino che abbiate scelto questa “piazza” per delle ragioni precise: perché U.F.O è nato qui e non in un altro spazio pubblico?

A.R. – I nostri progetti nascono sempre dall’osservazione di luoghi particolari. U.F.O è un gioco di parole, in francese Varsavia si dice Varsovie e Ufo Ovnie, unendo le due parole Vars’ovnie, l’Ufo di Varsavia! E il gioco è fatto!

Siamo andati a visitare Varsavia in dicembre, e siamo rimasti subito colpiti da questa fontana abbandonata e decisi e determinati a progettarla come la puoi vedere ora, con passaggi sotterranei pieni di piccoli chioschi! Siamo in un’area della città molto prestigiosa, circondati dalle Ambasciate dei paesi più importanti, nella zona in cui ha sede la residenza del Presidente Polacco; eppure, in mezzo a tutto questo lusso, spunta questa fontana, quello che rimane del piano urbanistico “socialista”, quindi in qualche modo pensata con un criterio ma al momento fuori servizio…il luogo ideale dove costruire una proposta temporanea sull’uso degli spazi pubblici, che dia nuovo valore a questo spazio.


_Da dove è nata l’idea di un U.F.O? La progettazione e l’uso comune di spazi pubblici è attualmente un argomento così inesplorato che pensi ci sia bisogno dell’aiuto di extra-terrestri?

A.R. - U.F.O è la metafora dell’ inatteso: Unexpected Fountain Occupation, l’inaspettata proposta di appropriarsi di questo spazio pubblico. Forestieri, stranieri ed anche ovviamente extraterrestri possono sì aiutare gli abitanti locali proponendo nuove idee. Solo così si può cambiare..

_ Non è la prima volta che esplorate l’idea dell’ostello, dormitorio, luogo di ospitalità, come per esempio avete già fatto alla Biennale di Venezia nel 2006 con il progetto Metavilla. Non vi sembra una contraddizione cercare di rispondere a esigenze del singolo o comunque private, in spazi pubblici? Non pensi sia più importante cercare di creare spazi comuni dove le persone possano condividere un’atmosfera, un momento, un’azione?

A.R. - U.F.O è prima di tutto uno spazio potenziale, con eventi e discussioni, attivo e accessibile a tutti grazie a una serie di infrastrutture: sedie a sdraio e bar, bagni, musica e addirittura una piscina, che cerca di riattivare la funzione più informale della vecchia fontana. Questi differenti livelli di proposte rendono lo spazio una zona dove stare. Giovani e meno giovani trovano qui quello che vogliono, i locali hanno la possibilità di incontrare gli stranieri…L’ostello è un plus: permette di dare ospitalità agli stranieri venuti ad aiutare e in qualche modo offre ai locali una differente esperienza della propria città. È interessante dare ad un luogo una nuova identità, che rompa con la solita routine, creare una storia del luogo, una scenografia. E questa non mi sembra affatto una contraddizione rispetto all’idea che abbiamo di spazio pubblico. E’ solo un modo per evitare il fenomeno di spazi controllati..

_ Un’ultima domanda e ti lascio andare: quanto pensi sia determinante per i vostri progetti condividere le idee con la comunità nella quale vi “calate”? In questo caso quanto lo è stato?

A.R. - In termini di approvazione e accettazione è molto importante che la comunità locale sia informata sul progetto. U.F.O nasce dalla collaborazione con le associazioni locali di street art, abbiamo costruito insieme il progetto e loro lo porteranno avanti per tutta l’estate fino ad agosto.

Questo progetto non è un partecipatorio nel senso che l’idea non è scaturita da una progettazione comune e condivisa con gli abitanti, ma è piuttosto un luogo potenziale in cui la creatività e le ispirazioni di ciascuno si potranno mettere alla prova. Gli abitanti del quartiere sono stati invitati a venire a trovarci durante la costruzione ed alcuni di loro hanno anche collaborato attivamente; abbiamo inoltre organizzato delle “colazioni pubbliche”… e domani sera il dj Wika, di “soli” 75 anni, metterà un po’ di musica “ballabile”..e vedremo tutto il vicinato scatenarsi!

Fonte: http://www.abitare.it


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