Utilizzando i dati resi pubblici dalla missione Kepler, un team condotto da astronomi del CalTech ha scoperto tre esopianeti rocciosi più piccoli della Terra, in orbita stretta attorno a una stella nana rossa. Il minore ha dimensioni simili a Marte.
I due esopianeti Kepler-20e e Kepler-20f hanno mantenuto per neanche un mese il primato di più piccoli mai scoperti. Arriva infatti la notizia che tra i pianeti rintracciati dal satellite Kepler ve ne sono tre ancora più piccoli: due hanno un raggio che è circa tre quarti quello della Terra, mentre il minore ha dimensioni paragonabili a quelle di Marte. Si trovano molto vicini alla loro stella, approssimativamente 100 volte più vicini della distanza Terra-Sole, impiegando meno di due giorni per completare un’orbita. Si ritiene che siano rocciosi, come la Terra, ma la loro temperatura superficiale – stimata tra i 200 e i 500 gradi – rende impossibile l’eventuale presenza di acqua allo stato liquido. La stella madre è una nana rossa catalogata come KOI-961, di diametro pari a un sesto di quello del nostro Sole e localizzata nella Costellazione del Cigno a 120 anni luce dalla Terra.
La scoperta, annunciata ieri al 219° meeting della American Astronomical Society, è stata realizzata da un gruppo di ricerca condotto da astronomi del California Institute of Technology, che ha utilizzato i dati resi pubblici dalla missione Kepler assieme a successive osservazioni di controllo dall’Osservatorio Palomar, vicino San Diego, e dal telescopio Keck in cima al Mauna Kea alle Hawaii.
“Questo è il più piccolo sistema solare trovato finora, ed è piccolo in ogni singolo aspetto”, commenta John Johnson, responsabile delle ricerche all’ Exoplanet Science Institute della NASA. “In realtà, come scala è più simile a Giove e alle sue lune che a ogni altro sistema planetario. La scoperta è un’ulteriore prova della varietà dei sistemi planetari nella nostra galassia.”
Kepler ricerca gli esopianeti tenendo continuamente sotto controllo più di 150.000 stelle, registrando le flebili variazioni di luminosità causate dal transito di un corpo davanti all’astro luminoso. Almeno tre transiti sono necessari per verificare che tale variazione sia causata proprio da un pianeta, così come sono necessarie ulteriori osservazioni di controllo mediante telescopi da Terra. A tutt’oggi, Kepler ha trovato circa 35 pianeti alieni, ma sono stati segnalati ulteriori 2.300 possibili esopianeti, candidati che ora attendono la conferma dagli studi di controllo.
E proprio le osservazioni da Terra hanno rivelato per i tre nuovi pianeti (chiamati KOI-961.01, KOI-961.02 e KOI-961.03) misure decisamente inferiori rispetto a quelle originariamente stimate con i dati di Kepler. Per determinare accuratamente le dimensioni di un pianeta orbitante attorno a una stella occorre conoscere con elevata precisione la grandezza della stella stessa. In questo caso, il gruppo di ricerca ha potuto beneficiare dell’aiuto di un astronomo dilettante, Kevin Apps, che ha suggerito come una fra le stelle più studiate, conosciuta come stella di Barnard, fosse virtualmente identica a KOI-961. Attraverso tecniche di modellizzazione, il gruppo di ricerca è riuscito quindi a determinare quanto dovessero essere grandi i pianeti che avevano provocato, con il loro transito, una diminuzione della luminosità stellare.
Le nane rosse, come KOI-961, sono il tipo di stelle più comune nella Via Lattea. La scoperta di tre pianeti rocciosi attorno ad una di loro suggerisce che la nostra galassia possa addirittura brulicare di simili corpi e che questo tipo di sistemi siano ubiquitari nell’Universo. Una prospettiva esaltante per i cacciatori di esopianeti.
Per saperne di più:
- Leggi l’articolo “Characterizing the Cool KOIs III. KOI-961: A Small Star with Large Proper Motion and Three Small Planet“, di Philip Muirhead, John Asher Johnson, Kevin Apps, et al.
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