(PRIMAPRESS) ROMA – In una Mosca da cartolina scomposta e rimodellata a suon di FX come i blocchi di una partita a Tetris, cinque giovani s’adoperano per cercare di sopravvivere a un devastante attacco alieno che toglie loro il sonno oltre che il respiro. Sean (Emile Hirsch) e Ben (Max Minghella) sono due giovani programmatori di Seattle intenzionati a vendere un promettente social network sviluppato per gli smartphone. Le cose, però, non vanno per il verso giusto poiché scoprono che il collega svedese (Joel Kinnaman) ha già stipulato l’affare senza di loro. Il mood non è dei migliori, per fortuna la città è l’ideale per i turisti e vanta molteplici consolazioni.
In uno dei locali più glamour della capitale, lo Zvezda, stringono amicizia con Natalie (Olivia Thirlby) e Anne (Rachael Taylor) due turiste americane ma la serata ha in servo ben altro. All’improvviso la città viene paralizzata da un black-out ed ogni cosa scivola nell’oscurità. Il cielo è infestato da sinistri bagliori che una volta toccata terra si dissolvono polverizzando tutti coloro che vi si trovano accanto. Invisibile agli occhi, la minaccia extraterrestre è rivelata soltanto dagli apparecchi elettrici cui essi si avvicinano. Gli alieni, infatti, sono composti di energia e si nutrono di tutto ciò che ne contenga. Nascosti sottoterra insieme a Skylar – ironia della sorte, l’uomo d’affari che li aveva imbrogliati – dopo l’attacco iniziale, i cinque attraversano, tra mille incertezze, la città fantasma in cerca di sopravvissuti. Le creature hanno riportato il pianeta all’età della pietra: niente elettricità equivale al medioevo ed i personaggi non sanno come reagire.
L’idea di base era di narrare la storia di un gruppo di stranieri in terra straniera. “Mi piaceva anche il concetto delle persone che non si arrendono in un territorio occupato, come nei film sulla resistenza francese – afferma Tom Jacobson, uno dei produttori – quindi, abbiamo preso ispirazione dalle pellicole sulla seconda guerra mondiale, solo che invece delle linee tedesche, qui ci troviamo dietro le linee nemiche di un’occupazione aliena”. Il film, un classico B-movie, contiene numerose pecche dagli effetti visivi alle performance attoriali – da Emile Hirsch (Into The Wild – Nelle terre selvagge) ed Olivia Thirlby (Juno) ci si aspettava di più – passando per una trama non proprio innovativa e ricca di errori logici. Tuttavia c’è dell’ingegno riconducibile alla sfera fantascientifica del passato che genera intrecci interessanti con il moderno, insieme ad un pizzico d’ironia che non guasta. Il tutto è girato in 3D, senza il processo di conversione. L’Ora Nera, infatti, rappresenta la prima produzione americana girata completamente in Russia.
Anche se non del tutto riuscito, l’esperimento di Chris Gorak, il regista, e Timur Bekmambetov (Wanted, I guardiani della notte), il produttore della pellicola, rimane alla portata di tutti, specie gli amanti di sci-fi o i più giovani. E se visionato senza grandi pretese, è in grado di regalare qualche momento di tensione e sano divertimento. Il finale aperto, del resto, fa intuire un possibile sequel. Ma forse, in un’epoca densa di fiction come questa sarebbe il caso di declinare tale progetto verso una serie televisiva più avvincente e adatta al pubblico, magari allargando la visuale al resto del mondo per mostrare contemporaneamente la resistenza aliena globale che nel film è solamente accennata. (PRIMAPRESS)
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