L’83enne ha messo all’asta
un taccuino con la rotta
per tornare dalla Luna
Un eroe della Nasa è sotto inchiesta da parte dell’ente, per aver venduto un «souvenir» della sua missione. Segno dei tempi, in cui l’agenzia spaziale americana sembra più preoccupata di preservare il suo passato, che non immaginare il proprio futuro.
L’eroe incappato nel guaio non è uno qualunque: si tratta di James Lovell, comandante della missione Apollo 13, quella abortita nell’aprile del 1970, quando una bombola di ossigeno esplose a bordo della navicella. La frase con cui il suo collega Jack Swigert annunciò il dramma in corso è passata alla storia: «Houston, abbiamo avuto un problema qui». Al momento dell’incidente gli astronauti si trovavano a 200.000 miglia di distanza dalla Terra, e non c’era più modo di raggiungere la Luna. Il problema era diventato invece salvare le loro vite, perché rischiavano di morire soffocati. La soluzione individuata dalla Nasa era quella di abbandonare la navicella e trasferire gli astronauti nel modulo di atterraggio lunare, con cui tornare indietro. La difficoltà, però, era trasferire tutti i dati necessari alla navigazione dal mezzo principale a quello di emergenza. Per riuscirci, il capitano Lovell riempì settanta pagine di un blocco note con calcoli complicatissimi, che però riportarono a casa sani e salvi i ragazzi dell’Apollo 13. Nel 1995 la loro storia è diventata un film, in cui Tom Hanks interpretava proprio Lovell. Quel taccuino e i calcoli di Jim erano protagonisti di una delle scene più drammatiche, che li ha resi preziosi per i collezionisti.
Una volta tornato a casa Lovell li aveva tenuti per sé, come ricordo di quella straordinaria avventura. Probabilmente aveva dimenticato il blocco degli appunti in qualche cassetto, e per vivere aveva aperto un ristorante in Illinois. Oltre quarant’anni dopo Jim ha avuto bisogno di soldi, e gli sono venuti in mente i suoi appunti. Ha chiamato la Heritage Auctions di Dallas e ha proposto di venderli all’asta. L’idea ha funzionato, e a novembre l’intero blocco di settanta pagine è stato acquistato da un collezionista per 388.000 dollari. Appena la Nasa lo ha saputo, però, ha chiamato la Heritage, per sapere se Lovell aveva il diritto di cedere quel «souvenir» storico. La casa d’aste ha risposto che l’ex astronauta aveva fornito una dichiarazione scritta in cui affermava di essere il proprietario del blocco note, e quindi tutto era in regola. La Nasa ha replicato che l’affidavit non era sufficiente, e ha aperto un’inchiesta per appurare con certezza a chi appartengono quei fogli. La vendita, intanto, è stata bloccata. Lovell, che ha 83 anni, ha reagito con questa dichiarazione: «Sto cercando di avere un incontro con l’amministrazione della Nasa, per chiarire l’equivoco».
Il problema in realtà è più grande di lui, per quanto monumentale sia la sua storia. L’Agenzia spaziale sostiene che tutti i reperti delle missioni sono di sua proprietà, a meno che gli astronauti non abbiano ricevuto autorizzazione esplicita a tenerli. Su 26.000 pezzi mandati a ricercatori e musei, circa 500 sono scomparsi. Diversi astronauti hanno venduto all’asta i loro ricordi, sostenendo che un memorandum del 1972 consentiva di tenerli, a patto che mandassero una lista alla Nasa. Qualcosa è cambiato, però, e adesso l’agenzia, invece di andare a caccia di nuovi pianeti, insegue le vestigia del suo passato a colpi di cause.
Fonte: http://www3.lastampa.it
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