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Thursday, January 19, 2012

Astronomia: nuove immagini della nebulosa Aquila


Far-infrared: ESA/Herschel/PACS/SPIRE/Hill, Motte, HOBYS Key Programme Consortium; ESA/XMM-Newton/EPIC/XMM-Newton-SOC/Boulanger; optical: MPG/ESO; near-infrared:VLT/ISAAC/McCaughrean & Andersen/AIP/ESO

La nebulosa Aquila è una lontana formazione stellare, nido di gas e polveri a circa 6500 anni luce dalla Terra nella costellazione del Serpente. La nebulosa acquisito notorietà nel 1995, quando il telescopio spaziale Hubble rivelò dei vasti pilastri chiamati successivamente “Pilastri della Creazione“, ossia lunghe colonne di gas oscuro originate dall’azione del vento stellare delle componenti dell’ammasso centrale e che sono responsabili anche del nome proprio della nebulosa stessa, a causa della loro forma. La nuova foto pubblicata ieri 17 Gennaio, è in realtà una combinazione di punti di vista da parte dell’osservatorio spaziale Herschel e del telescopio a raggi X, XMM-Newton. Le osservazioni rivelano la nebulosa come un vortice colorato di gas e polveri con un nucleo denso di stelle, che appaiono nei toni del rosso, del verde, del blu, del giallo e dell’arancione. Le stelle appartengono all’ammasso stellare NGC 6611. Per gli astronomi il nuovo scatto rappresenta l’occasione per osservare piccoli grumi di materiale conosciuto come “evaporazione dei globuli gassosi”. I ricercatori hanno a lungo sospettato che le stelle nascevano all’interno di alcune delle EGG della nebulosa dell’Aquila, ma il telescopio spaziale Hubble non era in grado di scrutare nel loro interno utilizzando la sua macchina fotografica in luce visibile, dicono i funzionari dell’ESA.

Credit: Xmm-Newton

In lunghezze d’onda visibili, la nebulosa splende principalmente a causa del riflesso della luce delle stelle e dei gas caldi che riempiono la cavità gigante che ricopre le superfici dei pilastri e le altre strutture polverose. Nelle lunghezze d’onda infrarosse, la polveri diventano quasi trasparenti e i pilastri praticamente svaniscono. Nel lontano infrarosso, Herschel rileva questa polvere fredda, scorgendo nuovamente i pilastri, questa volta incandescenti in luce propria. La navicella spaziale XMM-Newton, nel frattempo, ha aiutato a trovare tracce in luce ultravioletta proveniente da stelle calde della nebulosa. Le osservazioni suggeriscono che una delle stelle all’interno dell’ammasso NGC 6611 esplose circa 6.000 anni fa, fino a sfociare in una supernova che ha distrutto la nebulosa. Dal momento che la nebulosa Aquila dista circa 6.500 anni luce di distanza, la sua luce impiega circa 6.500 anni per raggiungere la Terra e i telescopi rivelano la nebulosa com’era nel lontano passato. L’evento non sarà visibile quindi per almeno un altro centinaio di anni.

Link per vedere il video: http://www.meteoweb.eu/2012/01/astronomia-nuove-immagini-della-nebulosa-aquila/111401/

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