Il Vaticano ha da sempre gli occhi puntati verso il cielo, ma da un centinaio d’anni la Chiesa volge lo sguardo al cielo non solo con gli occhi della fede, ma anche con quelli molto più terreni della scienza. Nel 1891, infatti, papa Leone XIII ha voluto la fondazione di un osservatorio spaziale, la Specola Vaticana.
Certo, la disputa tra Chiesa e Galileo ci fu ed ebbe pesanti conseguenze, ma il Vaticano ha saputo guardare avanti e da oltre un secolo scienza e fede procedono a braccetto sotto l’ombra del cupolone.
Gli alieni esistono? Recentemente il giovane direttore della Specola Vaticana, padre Josè G. Funes, ha destato scalpore chiedendosi, dopo la scoperta della NASA di un batterio capace di respirare arsenico, “Chissà se, in una lontanissima galassia ellittica, qualcuno che abita su una super terra orbitante intorno a una nana rossa e respira arsenico, in questo momento si sta facendo le stesse domande”. Di fatto, ha aperto la porta del Vaticano alla possibilità che esistano forme di vita aliene.
“L’astrofisica è una scienza che riserva sempre sorprese”, ha asserito il padre gesuita e, d’altro canto, prima di lui un altro sacerdote aveva infranto il tabù della vita aliena: era il 1998 e padre Corrado Balducci, teologo di fama internazionale, spiegò al Times che “è ragionevole affermare che gli alieni esistono” in quanto è Cristo stesso che nel Vangelo viene proclamato “re dell’universo e non re del mondo” e questo significherebbe che “ogni cosa nell’universo, inclusi gli extraterrestri, sono conciliabili con Dio”.
Padre Funes, dal canto suo, continua il suo lavoro di astronomo e mette in guardia asserendo che, qualora si entrasse in contatto con intelligenze aliene, ci troveremmo a vivere non soltanto un confronto con altre forme di vita ma anche con un’altra cultura. Dovremmo, dunque, tenerci pronti ad un’integrazione con questi fratelli dello spazio profondo. “Ma – tiene a precisare – al momento non è stato trovato nulla di significativo che possa far pensare a un incontro imminente”.
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