Gli occhi del mondo sono sul Satellite di Ricerca per l’Ambiente (UARS) diretto verso il rientro nell’atmosfera terrestre. Il satellite potrebbe impattare sul suolo del N/E italiano, ma non è stato facile, e non lo è ancora adesso, determinarne con precisione il percorso e il ritmo, nonostante gli scienziati conoscano bene il comportamento dei satelliti nello spazio. Il problema sta nel fatto che gli strati superiori dell’atmosfera terrestre possono riscaldarsi e, cosa più importante, si gonfiano in risposta ad energia e particelle in arrivo dal Sole. Il satellite sta per raggiungere una grande regione composta da gas caldo: la termosfera. Questa regione viene riscaldata da raggi ultravioletti solari e dai raggi x. Quanto più la termosfera si gonfia, più è complicato prevederne l’esatta traiettoria. Per i satelliti a basse inclinazioni e alle basse latitudini vicine all’equatore, questo aumento di energia proviene principalmente dalle macchie solari e dai brillamenti solari. Il numero di fotoni a lunghezze d’onda più corte possono aumentare fino a 100 volte o più in pochi minuti, anche per un singolo flare. Nel corso delle ultime settimane una serie di eventi solari hanno influenzato la densità della termosfera. Con un aumento di macchie solari attive, tantissimi fotoni ultravioletti si sono depositati negli strati superiori dell’atmosfera terrestre. Inoltre, un flare di grandi dimensioni, classificato come un bagliore di classe X1.4, ha raggiunto il 22 settembre alle 07:01 ET la nostra atmosfera. Nuovi eventi di questo tipo potrebbero condizionare il rientro di Uars. Che l’attività solare possa influire sul prematuro rientro dei satelliti non è una novità. La forte attività solare ha causato il rientro anticipato del osservatorio orbitante Skylab, e la famosa “Tempesta di Halloween” di Ott-Nov 2003 ha causato il rientro prematuro di SNOE. Misure dal Solar Dynamics Observatory e dai veicoli spaziali della NASA stanno aiutando a perfezionare questo tipo di calcoli.
Fonte: http://www.meteoweb.eu/
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