ROMA
CHI ROMPE PAGA, si diceva una volta. Lo ha ricordato ieri per metafora, il sindaco di Udine Furio Honsell, alle prese con i piani di Protezione civile per tutelare il territorio dal possibile impatto di uno dei frammenti del satellite spaziale Uars. «Mi domando — ha specificato il sindaco ...
ROMACHI ROMPE PAGA, si diceva una volta. Lo ha ricordato ieri per metafora, il sindaco di Udine Furio Honsell, alle prese con i piani di Protezione civile per tutelare il territorio dal possibile impatto di uno dei frammenti del satellite spaziale Uars. «Mi domando — ha specificato il sindaco ...
CHI ROMPE PAGA, si diceva una volta. Lo ha ricordato ieri per metafora, il sindaco di Udine Furio Honsell, alle prese con i piani di Protezione civile per tutelare il territorio dal possibile impatto di uno dei frammenti del satellite spaziale Uars. «Mi domando — ha specificato il sindaco — che cosa fanno quei Paesi che hanno creato questa spazzatura spaziale per gestire la situazione».
Ecco, allora. Nell’eventualità (remota) che un frammento provochi danni, il povero cittadino che si vede il solaio sfondato, che cosa deve fare? Insomma, chi paga? Se si ha una polizza sulla casa, nessun problema: la copertura prevede anche la «caduta di aeromobili, satelliti e meteoriti». In caso contrario, Pietro Giordano, segretario generale di Adiconsum, una delle più note associazioni dei consumatori, non ha dubbi: «Paga la Nasa, ovviamente. Anche se sarà un problema chiedere il risarcimento».
In che senso?
«Perché le cause legali, negli Stati Uniti, sono difficili e molto costose. Ovviamente tutti auspichiamo che l’allarme resti ingiustificato e che non ci siano danni alle cose e, tantomeno, alle persone. Se poi gli eventuali danni dovessero essere lievi, che so una macchina segnata, vedo difficile qualsiasi intervento. Al contrario, ma ripeto che non ci auguriamo nulla del genere, se dovessero provocarsi disastri chiederemmo immediatamente l’intervento del governo».
Il governo italiano o quello americano?
«Il governo italiano dovrebbe immediatamente rifondere i danneggiati e poi agire, attraverso il ministero degli Esteri, su quello americano. La Nasa è un ente governativo. L’alternativa sarebbe una class action negli Usa ma i costi sarebbero proibitivi».
Ci sono stati cittadini che si sono rivolti a voi per avere informazioni di questo tipo?
«No. Non sentiamo una grande preoccupazione in giro. Almeno fino ad ora questa situazione non viene vissuta come un pericolo concreto».
La sua speranza?
«Che l’atmosfera faccia il proprio lavoro e che i frammenti del satellite non si facciano proprio vedere».
s. m.
Fonte:http://qn.quotidiano.net
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