E’ da poco bruciato in atmosfera il satellite UARS (quasi 6 tonnellate), di cui alcuni frammenti molto probabilmente sono caduti nelle foreste canadesi (al momento non sono disponibili informazioni al riguardo), che già all’orizzonte si profila un altro potenziale pericolo.
L’osservatorio astronomico orbitante per raggi X ROSAT (ROengten SATellite), realizzato dall’agenzia spaziale tedesca DLR (Deutschen Zentrums für Luft- und Raumfahrt) e lanciato in orbita dalla NASA nel 1990, rientrerà in atmosfera alla fine del prossimo mese di ottobre. ROSAT ha una massa di 2,4 tonnellate e se, secondo le previsioni della NASA, UARS aveva 1 probabilità su 3.200 di provocare danni a cose e/o persone, per ROSAT questo valore è di 1 su 2.000.
L’aumento del rischio è dovuto alle caratteristiche strutturali del telescopio per raggi X e degli schermi che lo hanno protetto dal calore che avrebbe compromesso la sua funzionalità nel corso degli 8 anni di operatività. Secondo le stime del DLR, fino a 30 frammenti, per una massa totale di 1,6 tonnellate, potrebbero raggiungere la superficie terrestre. Il sistema di rilevazione dei raggi X con i suoi specchi e la struttura meccanica di supporto realizzata in fibra di carbonio rinforzata, o parte di essa, potrebbe essere il componente più massiccio a raggiungere il suolo.
ROSAT fu disattivato nel 1999 e da allora la sua orbita si è abbassata con continuità. Il satellite non dispone di un sistema di propulsione che possa essere utilizzato per effettuare un rientro controllato, per cui, al momento, non è possibile prevedere con una certa precisione dove e quando questo avverrà. Questa indeterminazione è dovuta, in particolare, alle fluttuazioni dell’attività solare che fa variare l’estensione dell’atmosfera terrestre ed il conseguente attrito, e la forma irregolare del satellite, che influenza fortemente la sua traiettoria a seconda della geometria che assume durante le ultime fasi del rientro.
Con l’avvicinarsi del massimo di attività solare nel 2013, molto probabilmente il numero di rientri in atmosfera di satelliti e di “spazzatura” spaziale aumenterà. Ciò che “viene giù” in questo periodo rappresenta l’eredità dell’attività spaziale degli anni ’90, quando il numero di lanci di satelliti in orbita terrestre fu di circa il doppio rispetto ad oggi. La tendenza attuale è quella di realizzare satelliti con strumentazione dedicata ad un particolare tipo di ricerca e quindi più piccoli rispetto a satelliti come UARS, sul quale volava un gran numero di strumenti dedicati a vari tipi di osservazioni. Ciò significa che i detriti prodotti dalle attuali e future missioni tenderanno, in generale, ad essere più piccoli.
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