Dai razzi anti-materia alle astronavi alimentate dall’energia solare, tutti i sogni nel cassetto della Nasa. Per dare nuova spinta all’esplorazione dello Spazio
di Sergio Pennacchini
La crisi economica ha rallentato gli investimenti, il programma Shuttle è stato ufficialmente chiuso e il presidente Obama deve tagliare le spese. Eppure, alla Nasa si continua a lavorare. In particolare su tecnologie che permettano all’uomo di tornare nello Spazio, questa volta non per fare quattro salti sulla Luna, ma per cominciare una vera esplorazione che possa andare anche oltre il nostro sistema solare. L’agenzia spaziale americana ha compilato una lista di progetti che discuterà in questi giorni a Washington con il Consiglio di Ricerca Nazionale degli Stati Uniti. Eccoli.
Razzi ad antimateria
Ogni razzo lanciato nello spazio ha bisogno di migliaia di tonnellate di carburante: un peso enorme che il missile deve portarsi dietro durante tutta la fase di decollo. Per questo, alla Nasa stanno studiando mezzi di propulsione alternativi. Il più efficace è, senza dubbio, l’anti-materia. Quando vengono a contatto, materia e anti-materia si annullano producendo una quantità enorme di energia, infinitamente superiore a quella prodotta dalla stessa quantità di propellente standard. Il problema è creare l’anti-materia. Oggi, minuscole particelle sono state realizzate in laboratori sperimentale, ma non in quantità sufficienti per consentirne l’utilizzo su larga scala. Per questo, l’unica possibilità sarebbe trovare una fonte più grande e sfruttabile di anti-materia.
Laser e microonde
Per funzionare, il carburante per razzi deve essere bruciato: così si creano i gas di scarico che lo spingono verso l’alto. Più caldi sono questi gas, maggiore sarà la spinta. Per questo alla Nasa stanno valutando un sistema che permetta di scaldare il propellente con un laser o delle microonde sparate da stazioni posizionate sulla Terra. In questo modo si raggiungerebbero temperature molto più alte, migliorando le prestazioni e diminuendo i consumi.
MINI AERCam
Di tutti i sogni della Nasa, il Mini AERcam è senza dubbio quello in più avanzata fase di sviluppo, e certamente il più realizzabile. Si tratta di un piccolo robot di forma sferica, dotato di telecamere e di un sistema di guida automatico che gli permette di riconoscere ed evitare ostacoli. E’ l’evoluzione di un progetto del 1997, quando la Nasa pensò di realizzare un robot-camera radiocomandato da usare sulla Stazione Spaziale Internazionale. L’idea è quella di fornire agli astronauti uno strumento di analisi veloce e sicuro: così, prima di uscire nello spazio per riparare un guasto, possono dare un’occhiata al problema dall’interno della stazione.
Suit Port
Il progetto dei suit port, letteralmente dei porti per le tute spaziali, è nato insieme al Lunar Electric Rover, il nuovo veicolo per l’esplorazione lunare che la Nasa sta testando ormai da diverso tempo. Nel progetto, le tute spaziali sono conservate all’esterno dello shuttle e gli astronauti vi entrano letteralmente dentro dall’interno, aprendo un portellone a tenuta stagna. I vantaggi sono molteplici.
Prima di tutto, si risparmia tempo e spazio. Inoltre, eventuali materiali nocivi o potenzialmente pericolosi per le apparecchiature interne, come la sabbia, rimarrebbero all’esterno. Sia il Ler che i Suit Port sono già in avanzata fase di sperimentazione.
Idrogeno allo stato solido
Quando schiacciato da una forte pressione, come quella ad esempio esercitata da Giove, l’idrogeno si trasforma in una sostanza solida di tipo metallico. In questo stato, sarebbe possibile immagazzinarne quantità nettamente superiori nei serbatoi di un razzo. Poi non si dovrebbe fare altro che scaldarlo, per farlo tornare al suo stato gassoso e produrre così l’energia necessaria per muovere il veicolo. Il problema è che al momento non è chiaro se, una volta eliminata la forte pressione che lo rende solido, l’idrogeno torni o meno automaticamente al suo stato originale. Ma, nel caso non fosse così, la Nasa avrebbe trovato un propellente per missili dall’eccezionale efficacia.
Energia Solare
La Nasa cercando un modo per sfruttare questa l'enorme quantità di energia del Sole per alimentare le astronavi del futuro. Il risultato è la solar thermal propulsion, ovvero propulsione termica solare. Si tratta di riscaldare combustibili come metano o altri carburanti catturando l’energia del Sole attraverso specchi o lenti montati sul veicolo.
Fonte: http://daily.wired.it
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