di Umberto Visani.
Quando si parla di ufologia in ambienti che non siano quelli dei cosiddetti “Ufo enthusiasts”, la prima critica che molto probabilmente verrà mossa, per quanto priva di fondamento nonché indice di saccenza, è quella per cui non esisterebbero prove concrete bensì solo testimonianze di qualche fuso di testa che, in preda ad alcool o ad allucinogeni, vedrebbe nei cieli oggetti che null’altro sarebbero se non un parto della sua mente alterata.
Come in molti altri settori, è spesso la becera e crassa ignoranza che porta a trincerarsi in posizioni preconcette e fin troppo di comodo, senza voler vedere la mole di prove a supporto di un fenomeno che tacciare come inesistente risulta sempre più comico.
Se, tuttavia, quando si tratti di foto o video provenienti da fonte incerta risulta legittimo mantenere un certo scetticismo, ben diversa questione allorquando la fonte sia attendibile.
Questo quanto accaduto con i cosiddetti Ufo Files del Ministero della Difesa britannico, che gli Archivi Nazionali hanno cominciato a rendere pubblici da alcuni anni. L’ultimo rilascio di file risale ad agosto ed è formato da oltre 8.600 pagine formate da resoconti di avvistamenti e incontri ravvicinati, da corrispondenza intercorsa tra privati cittadini e apparati governativi in merito a presunti avvistamenti, da memoranda ufficiali, da comunicazioni tra enti di governo concernenti quale linea adottare nella gestione delle richieste di informazioni, ecc.
Dar conto di tutto il materiale richiederebbe la stesura di un saggio, per cui mi limiterò a riportare i casi più interessanti e, in sede di conclusioni, avanzerò alcune ipotesi sulla natura stessa di simile rilascio di informazioni.
Avvistamenti
Tra tutti gli avvistamenti riportati, i più interessanti sono quelli effettuati da personale militare, dal momento che la preparazione impartita in merito a quali velivoli solchino i cieli è un fattore che fa sì che, allorquando un membro delle forze armate affermi di aver visto un Ufo, ben difficilmente si potrà trattare di una errata interpretazione di fenomeni celesti o di una fallace identificazione di un velivolo terrestre.
Proprio in quest’ottica risulta di estremo interesse un caso risalente all’agosto del 1956. Freddie Wimbledon, controllore di volo presso la base RAF (Royal Air Force) di Neatishead, nel Norfolk, stava svolgendo le sue mansioni presso la torre di controllo quando giunse la comunicazione, da parte della base USAF (United States Air Force) di Lakenheath, nel Suffolk, che i radar della base medesima riportavano la presenza di un UFO. Freddie Wimbledon si accorse che anche i radar di Neatishead segnalavano un oggetto non identificato nei cieli soprastanti. Un intercettore Venom venne fatto partire in scramble dalla base, per andare a vedere da vicino cosa fosse il velivolo sconosciuto. Come ebbe a dichiarare Wimbledon nel 2001, a 45 anni dall’evento, il pilota del Venom comunicò di aver preso contatto radar con l’oggetto, ma dopo poco lo perse, per scoprire che, in maniera inspiegabile, l’oggetto stesso si era spostato a velocità inimmaginabile dietro il Venom per poi continuare a seguirlo per lungo tratto. Nel frattempo, un secondo Venom venne fatto decollare dalla base, ma non riuscì ad avvicinarsi a meno di venti miglia dall’Ufo che, a un certo momento, prese quota velocemente scomparendo alla vista quasi all’istante.
Stando a quanto testimoniato da Wimbledon, a tutto il personale coinvolto nella vicenda venne fatto obbligo di mantenere l’assoluta segretezza su quanto accaduto.
In un caso di questo tipo, per quanto il Wimbledon sia persona degna di fiducia e abbia sempre tenuto un comportamento ineccepibile nel corso del suo servizio, si potrebbe anche essere indotti a chiedersi se il prestare credito a costui non rappresenti un semplice atto di fede. Potrebbe anche esserlo, non vi fosse una solidissima serie di elementi a supporto. Primo elemento è costituito dal riconoscimento ufficiale, nel 1969, da parte dell’USAF di suddetto incidente. Non solo, come si può leggere in alcuni documenti presenti in quest’ultimo rilascio di file, anche un funzionario del Ministero della Difesa, tale Ralph Noyes, in una lettera indirizzata al Ministero della Difesa stesso, comunicava di avere visionato i filmati ripresi dalla videocamera montata sul Venom decollato per intercettare l’oggetto.
In merito a cosa fosse l’oggetto non è tuttavia possibile esprimersi con certezza. Essendo il 1956, tuttavia, si può escludere si trattasse di un qualche velivolo sperimentale statunitense, dato che la superiorità tecnologica mostrata era semplicemente impensabile per l’epoca.
Siffatta conclusione, al contrario, è molto meno facilmente raggiungibile con riferimento ad avvistamenti più recenti. Proprio in quest’ottica va letta l’ondata di avvistamenti in Belgio del 1990, in merito alla quale nei file in esame si leggono numerose comunicazioni tra il Ministero della Difesa britannico e l’ambasciata belga in cui si fa menzione di una segnalazione radar di Ufo il 16 marzo 1990 sui cieli belgi, seguita dal decollo in scramble di due F-16 che cercarono di raggiungere l’oggetto senza riuscirvi. Sullo stesso caso si espresse anche il colonnello dell’aeronautica belga Wilfried De Brouwer, per il quale la vicenda era rimasta insoluta. In quell’anno, infatti, lo spazio aereo belga venne letteralmente invaso da oggetti triangolari dalle prestazioni avanzatissime, oggetti che sarebbero poi stati avvistati negli anni successivi anche altrove, Regno Unito compreso.
Gran parte di queste segnalazioni, però, riguarda velivoli avanzati statunitensi. E’ infatti noto che, da almeno trent’anni, gli Stati Uniti stanno realizzando velivoli di forma triangolare: dall’Aurora al XR-7 Thunder Dart la forma è sempre la medesima. In tale prospettiva trova infatti una precisa collocazione la dichiarazione di Ben Rich, direttore della Lockheed Martin dal 1975 al 1991, secondo cui vi sarebbero Ufo terrestri e Ufo extraterrestri, i primi presentandosi come Un Funded Opportunities (medesimo acronimo: UFO), nel senso di progetti i cui fondi non erano stanziati nei bilanci ufficiali ma facenti parte di black programs.
L’orrore di East Dulwich
Esaminando la casistica ufologica capita di imbattersi in resoconti che certuni vorranno scartare subito per la loro apparente assurdità ma che, al contrario, per chi guarda al fenomeno Ufo in maniera trasversale, non possono non rappresentare delle vere gemme preziose, sintomatiche della poliedricità del fenomeno Ufo globalmente inteso.
Nei file in esame, il più interessante è sicuramente quello che vide protagoniste una giovane mamma e sua figlia. Le due si trovavano nella loro abitazione di East Dulwich quando, nelle prime ore della notte del 10 gennaio 2003, videro in cielo alcune luci disposte a serpentina, che si muovevano velocemente. Pensando potesse trattarsi di un attacco terroristico (la mania post 11 settembre era molto viva anche su suolo inglese), la madre chiamò la polizia, che inviò due agenti. La storia che inizia adesso parrebbe rasentare i confini del ridicolo: come emerso da una comunicazione della signora al Ministero della Difesa, i due agenti di polizia si sarebbero presentati alla sua abitazione accompagnati da due uomini vestiti con una tuta spaziale e occhiali scuri e avrebbero detto alla signora di chiamarsi Mork e Mindy, ammonendola dal guardare direttamente le luci nel cielo poiché avrebbe potuto soffrire dei cascami di una esposizione a eccessive radiazioni. Costoro, tra l’altro, avevano in mano una sorta di trasmettitore che produceva un ticchettio continuo. Prima di andare via le dissero di non parlare a nessuno della vicenda e le offrirono una soluzione per detergersi gli occhi irritati.
Per quanto non vi siano prove a supporto, la vicenda presenta una sua coerenza e ricalca con precisione alcuni topoi comuni a incontri tra l’uomo ed entità non umane, non importa se esse si presentino come extraterrestri, come inventori misteriosi, come Men in Black o come elfi ingannatori. Sono questi elementi a destare maggior interesse, specie considerando che chi volesse inventarsi una storia di incontri con alieni, ben difficilmente produrrebbe una costruzione così sghemba e fallace ictu oculi che però ricalcasse resoconti passati non certo molto noti.
Di interesse nazionale?
Come molti ricorderanno, nel dicembre 2009 il Ministero della Difesa inglese ha smesso di raccogliere resoconti riguardanti la tematica Ufo, ritenendo che, stando a quanto emerso in oltre 50 anni, non vi sarebbe alcun elemento atto a ritenere la sussistenza di una potenziale minaccia per il Regno Unito.
Tuttavia, i file resi pubblici in quest’ultima tornata mostrano come auguste personalità ai più alti livelli delle Forze Armate britanniche non fossero di questa opinione. Su tutti si staglia la figura di Lord Hill-Norton, Comandante in capo della Squadra navale nel 1970-71, Capo di Stato Maggiore dal 1971 al 1973 e direttore del comitato militare NATO dal 1974 al 1977. Come emerge da un carteggio di oltre 300 pagine intercorso tra Lord Hill-Norton e il Ministero della Difesa, il primo riteneva totalmente errata l’opinione del secondo in merito alla supposta non pericolosità del fenomeno Ufo e portava ad esempio il celeberrimo caso di Rendlesham Forest.
A fine dicembre 1980, infatti, vari membri delle basi di Bentwaters e Woodbridge videro un’ingente presenza di Ufo nella Rendlesham Forest, adiacente alle due basi. Tra i testimoni anche Charles Halt, comandante della base, cui venne ordinato di redigere un resoconto dell’incidente al Ministero della Difesa. Malgrado testimonianze credibili, il Ministero della Difesa ha continuato sulla propria linea, sostenendo che quanto accaduto non avrebbe rappresentato alcuna minaccia per gli interessi nazionali. Lord Hill-Norton, invece, affermava che una intrusione nello spazio aereo di oggetti volanti non identificati e il loro atterraggio nella Rendlesham Forest non potesse non costituire oggetto di interesse nazionale.
A nulla valse il carisma di Lord Hill-Norton per spostare il Ministero della Difesa dalla posizione ufficiale di comodo sulla quale si era arroccato.
Considerazioni conclusive
Molti ricercatori avevano visto nella notizia del rilascio dei file del Ministero della Difesa inglese una sorta di inizio di disclosure delle tematiche ufologiche, che avrebbero così potuto ottenere un riconoscimento su scala planetaria inducendo altri governi ad ammettere la presenza di velivoli non terrestri nei nostri cieli.
Purtroppo, non si è trattato assolutamente di questo, visto che tra tutti i file resi pubblici non ve n’è uno che rappresenti la pistola fumante dell’effettiva esistenza di entità aliene in visita sul nostro pianeta. Al tempo stesso, occorre però non deprezzare eccessivamente il valore di quanto emerso. Questi file, infatti, ci dicono chiaramente che il fenomeno esiste: avvistamenti effettuati da persone credibili, testimonianze ufficiali, resoconti, cablogrammi intergovernativi, ecc.: a differenza di quanto molti ancora ritengono, il fenomeno Ufo è una realtà, e questi file lo affermano chiaramente.
Ciò che invece non affermano, ma sarebbe stato troppo ingenuo ritenere potessero farlo o, meglio, che i documenti davvero probanti venissero portati alla luce, è che il fenomeno Ufo sia di origine extraterrestre e che, in quanto tale, rappresenti una minaccia per la sovranità delle nazioni, private del proprio imperio sullo spazio aereo di competenza di ciascuna.
File che affermino ciò esistono, ma ben difficilmente verranno resi pubblici nel breve periodo.
Occorre però domandarsi in quale ottica stia avvenendo questo parziale disclosure. Infatti, mentre il Ministero della Difesa britannico ha pubblicato suddetto materiale, il Federal Bureau of Investigation (FBI) ha pubblicato sul proprio sito ufficiale una serie di documenti forse ancor più probanti della effettiva sussistenza del fenomeno Ufo.
Siccome nulla accade per caso, non può non sorgere il sospetto che il quadro che stiamo osservando non faccia parte di una strategia di più ampio respiro, strategia il cui fine primo è quello di far sapere a un numero sempre maggiore di persone che la tematica Ufo non è da circo dei folli, ma rappresenta una realtà concreta con la quale bisognerà prima o poi confrontarsi tutti.
L’iter pare infatti piuttosto chiaro. Hanno visto la loro fine da un pezzo i tempi in cui il fenomeno veniva delegittimato alle fondamenta e coloro che affermavano di avere visto “qualcosa” venivano tacciati di pazzia. Da qualche anno sono gli stessi governi ad affermare che quel “qualcosa” esiste. Sulla sua origine essi non si pronunciano, affermano non essere una minaccia, però vanno a scardinare in pieno la posizione degli scettici ad oltranza secondo i quali il fenomeno stesso non sussisterebbe.
Come in ogni situazione, la domanda più interessante da porsi, tipica della tradizione anglosassone, è “what’s next?”, vale a dire “cosa accadrà adesso?”. Gli scenari ipotizzabili sono molteplici, più o meno inquietanti, più o meno forniti di prove a supporto.
In ogni caso, ritrovandoci nella posizione di coloro che non solo non decidono (checché vogliano farci credere i fautori della democrazia) ma nemmeno vedono (non si parli poi di controllare) coloro che decidono, l’unica possibilità è cercare di cogliere indizi da segnali vari, guardando oltre il muro del sonno di lovecraftiana memoria.
Fonte: http://ildemocratico.com
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