Un viaggio ai limiti delle possibilità umane, anche se solo simulato. È la missione Mars 500, conclusasi circa un mese fa dopo ben 520 giorni. Partita lo scorso 3 giugno 2010 da Mosca, la missione cui ha preso parte anche l’italo-colombiano Diego Urbina, ha coinvolto sei astronauti, tre Russi, due Europei ed un Cinese che hanno trascorso quasi 17 mesi in una struttura in grado di riprodurre quasi tutte le condizioni presenti su Marte.
Un viaggio molto lungo e faticoso, che ha duramente provato le condizioni dei sei astronauti, che da loro ritorno sono rimasti in quarantena per i controlli medici e le valutazioni psicologiche che la missione ha avuto su di loro. Ieri due membri dell'equipaggio sono stati a Roma per raccontare la loro esperienza.
Romain Charles e Diego Urbina hanno spiegato cosa si prova a vivere in quelle condizioni per oltre un anno e mezzo, mostrando alcune forto della missione, dal survival training, dalle prime fasi di preparazione, fino al rientro a terra.
Ai giornalisti, i due astronauti hanno raccontato lo svolgimento dei vari esperimenti, alcuni dei quali basati sugli aspetti psicologici, medici e fisiologici derivanti da un lungo isolamento. Ma per conoscere i risultati scientifici definitivi della missione si dovrà attendere febbraio quando saranno presentati a Colonia e aprile quando saranno presentati in Russia, a Mosca. "Nel corso della missione - ha spiegato Urbina - abbiamo testato diversi strumenti, effettuato anche esperimenti e abbiamo verificato la risposta del nostro fisico a questo tipo di isolamento sia sotto il profilo fisiologico che psicologico".
Numerose le difficoltà in cui gli astronauti si sono trovati. Oltre alla noia e alla monotonia, legate alla operazioni ripetitive quotidiane, altra nota dolente è stata quella dell’alimentazione, con un rigido menù di bordo da rispettare.
Si legge sul sito dell'Asi: "Oltre alle attività di manutenzione, esperimenti scientifici ed esercizi quotidiani, la missione è stata importante dal punto di vista della comunicazione: è stato usato il “rushglish”", ha detto Urbina, un misto tra russo e inglese, lingue entrambe parlate correttamente da tutti i marsonauti.
Certo, non sarà stato come andare davvero su Marte visto che mancavano alcune componenti fondamentali tra cui l'assenza di gravità. Ma si tratta comunque dell'esperimemento più simile ad un viaggio marziano effettuato finora.
In attesa che l'uomo sia pronto per il lungo volo verso il pianeta rosso.
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