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Monday, December 12, 2011

La donna che seppe misurare l’Universo

90 anni fa muore, prima di poter ricevere il Nobel, la scienziata che calcolò le distanze delle galassie. La sua scoperta rese possibile quella di molti altri astronomi, tra cui Hubble

Tiziana Moriconi

Henrietta Swan Leavitt (1868-1921)

Ha scoperto la relazione tra luminosità e periodo delle stelle variabili Cefeidi, rendendo possibile misurare la distanza delle galassie dalla Terra (credit: AAVSO/Wikimedia Commons)

Gosta Mittag-Leffler, matematico dell’ Accademia Reale Svedese delle Scienze, aveva fatto il nome di una donna tra le possibili canditure al Nobel per la Fisica del 1924: quello di Henrietta Swan Leavitt. Non sapeva che l’ostinata scienziata – colei che aveva dedicato tutta la sua vita alle stelle e la cui importantissima scoperta aveva finalmente permesso di misurare la distanza di qualsiasi oggetto nell’Universo – era morta per un tumore tre anni prima, il 12 dicembre 1921.

Secondo Edwin Hubble, Leavitt non avrebbe mai accettato quel riconoscimento, forse perché figlia di un’epoca che considerava le scienziate buone solo per la bassa manodopera (pagata 25-30 centesimi di dollaro l’ora): sostanzialmente dei calcolatori umani. Questo, in effetti, era inizialmente Henrietta. Nel 1893, dopo essersi brillantemente laureata in astronomia a 24 anni, era entrata nell’ harem di Edward Pickering all' Harvard College Observatory. Le chiamavano le donne-computer: non potevano avvicinarsi a un telescopio o pubblicare studi come prime ricercatrici, ma era loro concesso fare tutti quei lavori che gli uomini ritenevano noiosi e – sebbene fondamentali – routinari, per i quali non era necessario sprecare una mente eccelsa.

Miss Leavitt, che per colpa di una meningite era diventata completamente sorda, quel lavoro accettò persino di farlo come volontaria, ovvero gratis. Il suo compito consisteva nell’esaminare centinaia di fotografie di una stessa stella o di una stessa nebulosa per misurarne le piccole variazioni di luminosità.

Schiva, seriosa, devota al suo lavoro, Leavitt non si limitò a riportare, ubbidiente, i suoi numeri a Pickering. Aveva passato anni a guardare dentro la Piccola Nube di Magellano. Al suo interno aveva individuato ben 1.777 stelle variabili; tra queste, era poi riuscita a determinare il periodo di rotazione di 25 Cefeidi (una classe di variabili) e, nel 1908, aveva pubblicato i suoi dati sugli Annali dell'Osservatorio Astronomico di Harvard. Finché, nel 1912, ci fu l’ annuncio pubblico: “ E' stata notata una notevole relazione tra la luminosità di queste stelle e la durata del loro periodo”. In poche parole, aveva trovato la formula matematica che avrebbe permesso, da quel momento in poi, di calcolare la distanza di tutte le galassie (in cui fosse stata individuata una cefeide). Era una scoperta di quelle con la S maiuscola, che metteva fine anche a una lunga diatriba scientifica, nota come “ Il grande dibattito”, tra gli astronomi Harlow Shapley e Heber Curtis, proprio su questioni di grandezze: le nebulose distanti erano parte della Via Lattea o erano cose a sé stanti? I suoi studi furono importanti anche per Hubble, per formulare la legge che porta il suo nome (sulla relazione tra redshift e distanza degli oggetti celesti) e a Ejnar Hertzsprung (la H del diagramma H-R sull’evoluzione delle stelle) per stabilire la distanza di molte Cefeidi nella Via Lattea.

Nove anni dopo quell’annuncio, quando Leavitt aveva 53 anni, l’astronomo Harlow Shapley prese il posto di Pickering come direttore dell’Osservatorio, e la volle a capo della sezione di fotometria astronomica. Un riconoscimento che la scienziata si godette poco, visto che morì dopo pochi mesi. Chissà se si sarebbe stupita di sapere che il buon Shapley rispose alla lettera di Gosta Mittag-Leffler per la candidatura al Nobel proponendosi al suo posto, con il merito di aver saputo interpretare la sua scoperta… (per onor di cronaca, Shapley non ricette mai un Nobel). Le altre scoperte di Leavitt comprendono 5 nove (una classe particolare di stelle), e oltre mille nuove stelle variabili. Portano il suo nome un asteroide e un cratere lunare. Che, forse non è un caso, si trova sulla faccia nascosta del satellite.

Fonte: http://daily.wired.it

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