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Thursday, December 1, 2011

Scoppi nella centrale nucleare di Isfahan Ombra del Mossad su misteriosi incidenti

TEL AVIV - Dopo le prime smentite ufficiali, arriva una prima parziale conferma: tre giorni fa, ad Isfahan, una potente esplosione si è effettivamente verificata. Non solo: ha investito proprio l’installazione nucleare della città iraniana - lo stabilimento per il trattamento dell’uranio - sulla quale si è addensata una nuvola di fumo. E non la fantomatica stazione di servizio, di cui aveva subito parlato l’agenzia semiufficiale Mehr per cercare di ridimensionare la cosa.

«No, non è stato un incidente», ha detto all’inviata del quotidiano britannico Times, Sheera Frenkel, una fonte dell’intelligence di Israele.

Ancora una volta i pensieri si rivolgono al Mossad, il potente servizio di spionaggio israeliano, a cui in passato sono state attribuite altre operazioni di sabotaggio in Iran, peraltro mai confermate dai dirigenti dello stato ebraico. Fra queste: l’uccisione di scienziati coinvolti nella ricerca nucleare e l’introduzione di un virus cibernetico senza precedenti nel suo genere, Stuxnet. Descritto di volta in volta come aggressivo, capriccioso ed imprevedibile, avrebbe ritardato i progetti atomici di Teheran di non pochi mesi.

In Israele chi sa davvero non parla apertamente ma preferisce nascondersi dietro frasi sibilline. «Signor Barak - è stato chiesto al ministro della Difesa - cosa ci può dire dell’esplosione che il 12 novembre ha semidistrutto una base missilistica a 40 chilometri da Teheran?». Il ministro ha preferito nascondersi dietro un sorriso e un auspicio enigmatico: «Che episodi del genere si moltiplichino».

Due settimane dopo, l’esplosione di Isfahan: prima annunciata da fonti locali iraniane, poi bruscamente cancellata dai siti web. Il Times afferma di aver visto foto satellitari che mostrerebbero ingenti danni. Sarà stata una coincidenza? Alla radio militare l’ex Consigliere per la sicurezza nazionale Ghiora Eiland ha ammesso che le casualità cominciano ad essere un pò troppe. «Potrebbe esserci dietro - ha suggerito, metafisicamente - il dito di Dio», cioè la versione ebraica della Divina Provvidenza.

Non hanno avuto informazioni “più terrene” i giornalisti che ieri a Tel Aviv hanno incontrato l’ex capo dell’intelligence militare, Amos Yadlin. «In Iran avvengono negli ultimi tempi episodi - ha affermato, dosando le parole col bilancino - dei quali si afferma che potrebbero essere stati ispirati da Stati Uniti ed Israele. Il loro scopo apparente è di ritardare la realizzazione dei progetti nucleari».

Pur sopraffatti da un diluvio di dichiarazioni dei loro dirigenti politici e dei responsabili militari, gli israeliani possono solo ricorrere alla propria fantasia per cercare risposte al quesito più immediato: forse lo Stato ebraico ha innestato adesso una marcia in più nel sabotaggio dei progetti atomici di Teheran? A questa domanda se ne aggiunge un’altra.

Anni fa il premier Ehud Olmert ordinò la distruzione di un impianto nucleare siriano e la cosa non ebbe seguito. È mai possibile che il suo successore Benyamin Netanyahu sia tentato di ripetere la medesima politica, senza ricorrere alla aviazione o a missili, bensì affidandosi alla cooperazione con servizi segreti arabi e con gruppi di opposizione locali al regime degli ayatollah? Allo stato attuale, tutte le risposte sono egualmente attendibili.

Fonte: http://www.ilmessaggero.it

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